Ex mostra del Tessile, “non diventerà un’area residenziale”
Il Comune attende di confrontarsi con la proprietà in sede di pianificazione (PGT), ma un anno fa aveva già posto dei paletti in un documento d'inquadramento. Possibile un futuro nel terziario o nel commercio di medie dimensioni non alimentare
Niente edilizia residenziale per l’ex Mostra del Tessile: questa la posizione del Comune di Castellanza. Spiega Vittorio Caldiroli, assessore all’urbanistica del Comune di Castellanza, che l’area, di proprietà privata in quanto ceduta a suo tempo a compensazione degli oneri di costruzione di MalpensaFiere, è stata oggetto di un documento di inquadramento votato dal consiglio comunale nel marzo del 2008. Questo avveniva due mesi dopo il rave party che aveva rianimato a modo suo la struttura, suscitando ovviamente anche legittimi interrogativi sul futuro da darle. «A fronte di contatti con la proprietà avevamo anticipato nel documento alcuni contenuti del Piano di Governo del Territorio (PGT), che speriamo di poter approvare entro febbraio prossimo. Abbiamo dato indicazioni nel senso di un diniego alla possibilità di realizzare un’edilizia di tipo residenziale sull’area. Per noi le priorità assolute nel recupero vanno ad una risistemazione della rete stradale, e quindi collegamento con il viale Piemonte e la direttrice sud per Busto Arsizio, e ad una valorizzazione degli spazi verdi che si integri armonicamente con l’area della Baitina del Parco Alto Milanese». Fermo restando che l’area resterà dei privati, e che quindi bisognerà tenerne conto dei desiderata di questi, le possibilità che si aprono sono varie: edificazioni a servizio del terziario, un commerciale di dimensione media, non alimentare – l’Esselunga e la Metro sono dietro l’angolo – o altri tipi di riorganizazione urbanistica in ogni caso con volumi edificati che «rispetto all’esistente dovranno essere ridotti in modo consistente, diciamo di almeno un terzo».
I padiglioni ancora in piedi saranno man mano spianati e l’intera area bonificata e recuperata, almeno questa l’intenzione di chi ha in mano, ormai da molti anni, il terreno. È la fine un po’ malinconica di una struttura nata con la ricostruzione del dopoguerra e decollata con il miracolo economico (nel 1951 venne il presidente della repubblica Einaudi per l’inaugurazione della prima Mostra, trasferita in quegli anni da Busto nella sede di viale Borri), prima che l’interminabile declino del tessile l’affossasse. Ancora una dozzina di anni fa poteva essere marginalmente utilizzabile, poi l’oblio, le rovine, sterpi e piante che crescono in una singolare giungla urbana, uno scenario postatomico inquietante e suggestivo a un tempo. Infine, ieri, le ruspe.
«In sede di approvazione del PGT esamineremo la volontà dei privati» conclude Caldiroli: la porta del Comune è aperta e si dovrà insomma addivenire ad un accordo fra l’interesse legittimo dei detentori dell’area e quello pubblico della pianificazione urbana. Se sull’area ex Enel, all’altro capo della città, è accesa da tempo la schermaglia politica, per l’ex Mostra del Tessile le cose potrebbero insomma filare più tranquille. Ravers permettendo, s’intende.
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