Alla Riganti i lavoratori sono ancora scossi dalla morte di Gaetano
Gli operai si sono riuniti con le delegazioni sindacali per essere rassicurati e condividere le preoccupazioni. Giovedì ci sarà l'autopsia di Gateano poi verranno fissati i funerali
Quando i lavoratori della Riganti si sono riuniti, Solbiate Arno si stava ancora svegliando. I bambini andavano a scuola e i bar sistemavano i cornetti ancora caldi sui piatti del bancone, ovunque però l’apertura dei giornali del mattino ha spostato la conversazione sulla morte di Gaetano Saraceni, avvenuta in quella fabbrica così grossa e così in centro al paese. La Riganti S.p.a si trova a 100 metri in linea d’aria dalla sede del municipio, una distanza che il sindaco in persona copre continuamente per svolgere il suo ruolo d’imprenditore da una parte e di primo cittadino dall’altra.
Ieri la fabbrica si è fermata in rispetto di quella giovane vita che un tassello di ferro partito come una cannonata da uno dei macchinari nel reparto della forgia si è portata via.
Oggi alle 8 di mattina i forni del reparto Forgia, quello di Gaetano, erano già roventi. I lavoratori si sono riuniti con le delegazioni sindacali per decidere il da farsi, ma soprattutto per essere rassicurati e condividere le loro preoccupazioni. A stabilire le cause dell’incidente sarà la magistratura che ha già aperto, come da routine, un fascicolo contro ignoti per omicidio
colposo. I sindacati però sono chiamati ora e subito a dimostrare una reazione e dare voce alle rivendicazioni degli operai, perché come ogni morte sul lavoro «non si tratta di fatalità o di eventi imprevedibili ma di diverse cause e responsabilità che li hanno determinati» come spiega Domenico Lumastro, della Fiom Cgil che ha partecipato all’incontro.
Dall’assemblea è stata richiesto e fissato un incontro per il 17 febbraio con la dirigenza aziendale per determinare e chiarire cosa è esattamente avvenuto lunedì pomeriggio. Secondo le prime ricostruzioni a schizzare fuori dal macchinario nei pressi del quale stava lavorando Gaetano Saraceni sarebbe stato uno dei due cunei messi a fare da spessore per disincastrare un pezzo metallico. Ma, come accade dietro ad ogni incidente di questo tipo, c’è in realtà un groviglio di cause, concause e inadempienze che vanno chiarite e poste sotto i riflettori. Per esempio: quel procedimento è corretto? È proprio così che dovrebbe avvenire o ciò accade perché c’è un difetto dei macchinari che obbliga gli operai a dover lavorare adottando soluzioni potenzialmente pericolose? E ancora, le protezioni di sicurezza erano sufficienti?.
Questa mattina i sindacalisti hanno raccolto la testimonianza dei lavoratori che hanno raccontato come episodi simili avvenissero periodicamente, anche se non con le tragiche “coincidenze”
che hanno caratterizzato l’incidente con Gaetano. I più preoccupati erano naturalmente i suoi colleghi, gli addetti al reparto della forgia, che si sono trattenuti anche a riunione conclusa per decidere il da farsi. I sindacati danno il loro impegno ad analizzare i cicli di produzione del lavoro proprio per individuare questo tipo di problemi. Chiedono inoltre all’azienda di usare il periodo di cassa integrazione per proporre incontri formativi e sulla sicurezza.
Dalla riunione è emerso naturalmente anche il cordoglio dei lavoratori e la vicinanza alla famiglia Saraceni con la quale le delegazioni sindacali stanno concordando un’iniziativa in concomitanza con il funerale, la data non è stata ancora fissata visto che domani ci sarà l’autopsia.
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