In crisi la fabbrica che “vive di intercettazioni”
Nel paesino c'è una delle principali aziende che fanno intercettazioni legali per polizia e magistratura, anche per indagini internazionali. Ma ora 41 dei 117 dipendenti rischiano il posto
Le intercettazioni telefoniche dei tribunali passano da Vizzola Ticino: è qui, nel piccolo paese affacciato sul Ticino, che oltre cento persone lavorano per permettere a polizia e inquirenti di ascoltare le telefonate, trascriverle e usarle per le indagini. «E’ anche grazie a loro che hanno arrestato mafiosi e criminali di vario genere» spiega Antonio Ferrari, sindacalista della Cub-Cobas che sta seguendo la situazione dell’Area Spa, una delle più importanti aziende italiane del settore (che si contano sulle dita di due mani). Sì, perchè i tagli ai costi sulle intercettazioni ha avuto qui effetti che forse non si immaginano, quando si parla in modo semplicistico, della riduzione delle spese della giustizia: il 3 febbraio l’azienda ha avviato la procedura di mobilità per 41 dei suoi 117 dipendenti. «I motivi che hanno determinato l’attuale situazione sono imputabili, secondo l’azienda, alla grave situazione di recessione in atto e che interessa, con crescente intensità il settore delle intercettazioni legali delle comunicazioni». La sede è quasi segreta,per chiunque venga da fuori sarebbe difficile trovarla e superare il muro di riservatezza costruito intorno. L’azienda – anche per questioni di sicurezza – non commenta ufficialmente, ma si limita a dire che quanto affermato dai sindacati è vero.
L’Area ha costruito negli anni professionalità avanzate, esperti del settore che lavorano anche con turni di reperibilità per assicurare che non si perdano passaggi importanti: si tratta di tecnici che garantiscono l’uso dei software e delle dotazioni tecniche usate dagli inquirenti. Qui si garantisce la tecnologia che consente a poliziotti e carabinieri di ascoltare anche le telefonate che possono incastrare trafficanti di droga, terroristi, criminali internazionali di ogni risma. «Come qualità di servizi – continua il sindacalista – si dice sia tra le migliori d’Italia e lavora per le Procure che, negli ultimi anni, hanno contrastato la malavita organizzata con risultati che lo stesso Maroni, Ministro dell’Interno, ha più volte elogiato». Il problema è che anche in questo settore la concorrenza al ribasso è spietata: «La crisi che ha colpito la società – continua Ferrari – è influenzata anche dalla pratica invalsa nei proprio clienti, ( esclusivamente autorità giudiziarie), di un continuo ribasso del prezzo. Ribassi che partono dal 30% e che arrivano fino al 50% con effetto retroattivo dei contratti in essere e su prestazioni già effettuate. Ribassi che non seguono una logica di una qualsiasi tipologia di mercato, ma sono frutto di indicazioni ben chiare, date dal Ministero della Giustizia, di risparmio cieco indipendentemente dalla qualità del prodotto né tanto meno dalla quantità e serietà del servizio offerto».
La trattativa è ancora aperta e i lavoratori (ma forse anche la stessa azienda) sperano che un aiuto possa arrivare dallo stesso governo, considerando che lo Stato, attraverso il Ministero della Giustizia, è il principale committente. Il confronto tra azienda e lavoratori, intanto, ripartirà venerdì 1 aprile.
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