La fabbrica chiude all’improvviso, senza avvertire i lavoratori
Settimana scorsa alla "Tintoria di Nerviano" è stato tagliato il gas, poi le voci: «Lunedì non riprende il lavoro». Questa mattina operai e operaie si sono ritrovati davanti allo stabilimento di via Boscaccio
Il "passaparola" alla vigilia del ponte del 1° novembre, poi una conferma telefonica dalla sede centrale: anche così si scopre di aver (forse) perso il lavoro, negli anni della crisi. La storia è quella un po’ paradossale e drammatica degli operaie e delle operaie della "Tintoria di Nerviano", fabbrica di Cassano Magnago che fa capo al Cotonificio Veneto di Vicenza. Giovedì tra i lavoratori ha iniziato a girare la voce: «Lunedì non si riprende il lavoro». E lunedì, per telefono, è arrivata la conferma: la tintoria è in crisi nera. «L”azienda ci ha fatto sapere tramite l’associazione di categoria, l’Associazione Legnanese dell’Industria, che apre lo stato di crisi» dice Pietro Apadula, sindacalista della Cisl venuto a parlare con i lavoratori davanti alla fabbrica di via Boscaccio, zona industriale di Cassano.
Nei primi contatti mattutini
con la proprietà a Vicenza (che ha rilevato lo stabilimento nel 2008) pare invece fosse stata data una versione più secca: si chiude, tutti a casa.Il sospetto dei lavoratori – anche di fronte alle modalità con cui è emersa la situazione – è che la fabbrica stia per chiudere: già settimana scorsa allo stabilimento di via Boscaccio era stato tagliato il gas, a causa dei debiti accumulati sulle precedenti forniture: «Ci hanno lasciato a casa un paio di giorni, poi giovedì il direttore ha fatto passare la voce che lunedì non si rientrava»
spiegano gli operai al cancello dello stabilimento. Nell’arco dell’ultimo anno c’era stata una riduzione del lavoro, a settembre era scattata la cassa integrazione ordinaria, prevista fino a gennaio: «Otto persone a zero ore, tredici a rotazione, gli altri non erano nemmeno in cassa», dicono operai e operaie, che sono poco meno di cinquanta. Le cose non andavano bene, ma neppure c’erano sentori di una crisi così improvvisa: «Non abbiamo mai avuto problemi a percepire le mensilità, solo a ottobre hanno pagato con una decina di giorni di ritardo».
Tra i lavoratori la rabbia e la delusione sono evidenti, anche se non c’è nessun presidio, i prodotti finiti che erano nei magazzini escono a bordo dei camion. L’azienda fino all’anno scorso lavorava intensamente, con organico ridotto allo stretto necessario (a fronte di 50 fissi, erano una decina gli interinali nei momenti di massima produzione): «Fino a dicembre del 2012 abbiamo fatto straordinari, c’eravamo per i festivi, il 1’maggio, il 25 aprile, la domenica venivamo a pulire le macchine per ripartire subito al lunedì mattina» raccontano ancora operai e operaie. «Abbiamo dato massima flessibilità e oggi guarda come ci ripagano, non sappiamo nulla del nostro destino». Per ora si vive con l’angoscia e l’incertezza, con la prospettiva comunque della cassa integrazione straordinaria: l’incontro tra proprietà, lavoratori e sindacati è fissato per venerdì 8 novembre.
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