Le meraviglie della quadreria della Galleria Palatina di Palazzo Pitti
L'Archivio di Stato ha pubblicato sul web un capitolo di storia dell'arte che Serena Padovani ha dedicato alla Galleria fiorentina, con capolavori inestimabili
L’Archivio di Stato di Firenze ha pubblicato sul web un capitolo di storia dell’arte che Serena Padovani ha dedicato alla Galleria Palatina, esposizione da quasi un secolo oramai non più punta di diamante ma certo tassello estremamente ricco ed interessante del Polo Museale Fiorentino: essa è ancora uno dei riferimenti più significativi in Europa per la pittura del Cinquecento e del Seicento, con autori più o meno famosi di altissimo livello.
La storia della Palatina è, se si vuole, lunga e complessa; volendo però fare il nome di una sola dinastia e di un solo granduca al quale attribuire la realizzazione compiuta della galleria, più o meno come la conosciamo oggi, dovremmo senz’altro citare Pietro Leopoldo, regnante di casa Lorena in Toscana dopo la morte dell’ultimo de’ Medici, Gian Gastone, avvenuta nel 1737. Giunto a Firenze nel 1765 Pietro Leopoldo vi rimase 25 anni prima di divenire Imperatore d’Austria. Il lorenese, figlio di Maria Teresa, fu un sovrano illuminato: importanti bonifiche, riforme dell’ordinamento penale e commerciale contraddistinsero il suo regno e, dal nostro punto di vista, suo è il merito di aver creato il nucleo originario della quadreria detta ‘del Palazzo’ Pitti, o più semplicemente Palatina.
Il contributo mediceo alla galleria non è dunque diretto, perché non è stata la famiglia Medici a progettarla e realizzarla, sarebbe tuttavia storicamente ingeneroso non riconoscere due aspetti della gestione medicea del patrimonio artistico granducale i quali hanno di fatto reso possibile, nei secoli, l’accumulo di un patrimonio immenso e perfettamente catalogato; da una parte presso la più importante delle grandi famiglie fiorentine vigeva l’uso di una sorta di testamento vincolato: alla morte del padre il patrimonio artistico passava agli eredi, con vincolo tuttavia di ritorno nella proprietà del granduca alla morte di questi ultimi; dall’altra i Medici sono stati degli eccelsi curatori e conservatori artistici, fautori di periodici inventari e precise catalogazioni, lasciando in questo modo all’umanità sia le opere, sia la loro storia.
Proprio questa precisione ha consentito ai Lorena, che ereditarono il potere politico così come le bellezze artistiche, di radunare nell’ala sinistra di Palazzo Pitti una collezione di assoluto prestigio, con i pezzi provenienti dai nuclei originari medicei appartenuti a Cosimo III (1670-1723), al Gran Principe Ferdinando (1663-1713) ed al Cardinale Leopoldo (1617-1675), così come descritti nell’inventario registrato attorno al 1720.
Senza mai scemare del tutto lo splendore che ancora conserva, la Palatina ha cominciato a perdere terreno rispetto alle principali collezioni a livello mondiale a partire dalle razzie dell’esercito napoleonico del 1799.
Negli anni Venti del Novecento infine, con il passaggio di Palazzi Pitti allo Stato italiano, si fece la scelta di privilegiare la già maggiore Galleria degli Uffizi attraverso uno scambio di opere che ha impoverito la Palatina medesima.
Essa brilla però ancora di luce propria e, poco affollata, è ben adatta all’osservazione attenta di chi vuole godere la bellezza.
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