Arriva in Consiglio il no al decreto sicurezza dei Lombardi civici europeisti
Il gruppo consigliare lo dice a chiare lettere in una mozione che sarà discussa in consiglio regionale martedì 15 gennaio. I firmatari sono i consiglieri Niccolò Carretta ed Elisabetta Strada
I “Lombardi civici europeisti”, l’ex gruppo della lista “Gori Presidente” nel Consiglio regionale della Lombardia dicono no al decreto sicurezza e chiedono che si avvii un ricorso alla Corte costituzionale e intanto si assicuri l’assistenza sanitaria e l’accesso alla scuola a chi verrà negato il permesso di soggiorno
Il gruppo consigliare lo dice a chiare lettere in una mozione che sarà discussa in consiglio regionale martedì 15 gennaio. I firmatari sono i consiglieri Niccolò Carretta ed Elisabetta Strada che spiegano: “l’applicazione del decreto vanifica gli sforzi dei Comuni per una gestione sostenibile dei migranti, rischia di far aumentare il numero degli ‘irregolari’ che potrebbero arrivare nel 2020 a essere oltre 600 mila in Italia. Tutti loro, vivendo in condizioni di degrado, correranno un forte rischio di essere coinvolti in attività illecite divenendo un grave fattore di rischio per la sicurezza dei cittadini”.
“Per questo chiediamo – continuano i consiglieri – che la Regione avvii , come hanno già deciso Toscana, Umbria, Emilia Romagna e Piemonte e stanno per fare Calabria, Basilicata e Lazio, un ricorso alla Corte costituzionale contro il decreto sicurezza. Chiediamo, inoltre, di aprire un confronto con i Comuni e l’Anci Lombardia per valutare le ricadute del decreto e mettere a punto strumenti efficaci e sicuri di integrazione. Questo anche in considerazione del fatto che molti sindaci anche in Lombardia, fra cui Sala a Milano, Gori a Bergamo e i sindaci della Rete civica per l’accoglienza della provincia di Varese, hanno chiesto al Governo un’apertura al confronto”.
Sempre nella loro mozione Carretta e Strada chiedono, inoltre, che l”e buone pratiche di alcuni comuni capoluogo, quali quella dell’Accademia dell’Integrazione di Bergamo che prevede un percorso di integrazione, su base volontaria, dei migranti, (con insegnamento dell’italiano, educazione civica e tirocinio) siano valorizzate e qualificate come modello in tutti i Comuni. Infine,ma non certo per importanza, chiediamo alla Regione di attivarsi perché sia concessa l’assistenza sanitaria e l’accesso alla scuola (in particolare alla materna) alle persone a cui verrà negato il permesso per motivi umanitari o a cui verrà vietata l’iscrizione”
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