Come ci manca la nostra “prigione”: gli studenti raccontano il lockdown
I ragazzi del liceo Sereni affidano a Youtube le proprie emozioni. Raccontano la vita stravolta, che li ha costretti a riflettere su ciò che hanno sempre avuto a disposizione
La sveglia che non suona, il pullman che non fugge, il professore che non interroga.
Quella normalità tanto criticata nei giorni normali ha costruito un senso di vuoto e mancanza nei giorni di lockdown negli studenti del liceo Sereni di Luino: «Ho sempre creduto che tutto ci fosse dovuto».
Appunti alla rinfusa letti nelle proprie camere e assemblati per dare la dimensione di una fetta di popolazione “strappata” a un luogo a cui appartengono molto più di quanto si pensava prima dei quel 23 febbraio: “Aveva ragione Aristotele: abbiamo bisogno di essere uomini, di essere vivi e di relazionarci con gli altri”.
“A voce alta, i nostri appunti dalla quarantena!”: è il titolo delle tre micro puntate, quasi una mini serie, a uso del web e di quanti vogliano rapportarsi con i pensieri, le inquietudini e le storie di un gruppo di studenti del liceo Sereni di Luino.
La 5D di Scienze umane e la 4A dello Scientifico si raccontano nei loro video.
Fissati su carta grazie al lavoro nella classe ( virtuale ) di italiano, poi trasformati in storie narrate davanti alla telecamera del loro computer, i filmati rientrano nell’ambito del progetto “La deontologia professionale del mezzo giornalistico” inserito nel piano di ampliamento dell’offerta formativa del corrente anno scolastico. E ha visto la collaborazione delle docenti di lettere Chiara Crestani e Silvia Sonnessa, con la giornalista Giulietta Raccanelli. La regia dei video è di Tobia Baldan, studente di cinema alla New York University.
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