Gli spari, la telefonata, le indagini nei boschi a Castelveccana dopo l’omicidio

Sarà la squadra Mobile di Varese ad occuparsi del caso dopo la morte di un uomo e l’iscrizione nel registro degli indagati di un sottufficiale dell’Arma di Luino. Il sindaco: “I pattugliamenti continuino, mi fido della professionalità del carabinieri”

Generico 06 Feb 2023

Da una parte la necessità di accertare con precisione le responsabilità penali, con indagini accurate e in grado di ricostruire i fatti. Dall’altra, parimenti importante, l’esigenza di continuare il controllo del territorio per non lasciarlo nelle mani degli spacciatori, come chiede lo stesso sindaco di Castelveccana raggiunto da Varesenews dopo gli accadimenti di venerdì pomeriggio quando un uomo di origini nordafricane è stato trovato morto con segni d’arma da fuoco in zona lombare accasciato contro un albero.

FIDUCIA NELL’ARMA
Così da parte del sindaco di Castelveccana Luciano Pazza, da anni alle prese col problema dello spaccio nella zona delle cascate della Froda, c’è fiducia nella magistratura e nell’Arma, con la speranza che si continui a fare il lavoro di pattugliamento del territorio. «Il vero problema sta nella domanda: in tanti, troppi, cercano la droga. E io mi auspico che i carabinieri continuino nell’attività che in maniera molto professionale hanno svolto finora nel cercare di fermare questo fenomeno».

LE INDAGINI
Nel frattempo, sul fronte delle indagini si sta muovendo la squadra Mobile di Varese, quindi la polizia di Stato che dovrà a questo punto fare luce su due momenti: quello dello sparo nel corso dell’operazione antidroga. E quello della telefonata anonima che ha preceduto l’attivazione della macchina dei soccorsi e il conseguente ritrovamento del cadavere.

GLI SPARI
In merito al primo punto, come rivela oggi il Corriere della sera, i carabinieri «portavano anche dei fucili». Sulla natura di queste armi lunghe si dovrà indagare. Non è un mistero che nel corso di queste operazioni oltre alle note armi di ordinanza, cioè la pistola Beretta 92FS e la pistola mitragliatrice M12 vengano impiegate anche armi lunghe a canna liscia, con caratteristiche dunque simili a quelle da caccia che presentano due vantaggi: coprire un’area ravvicinata in caso di conflitto a fuoco nel folto del bosco, e al contempo evitare che proiettili di pistola, ma specialmente dell’M12, possano liberarsi e percorrere anche centinaia di metri prima di fermarsi. Poi c’è da capire di quale arma fossero i bossoli (almeno due quelli registrati sul posto da varesenews) trovati sul bordo destro a salire della strada provinciale 7, proprio a poca distanza dall’ultimo tornante che porta al villaggio di Sant’Antonio: sono quelli i bossoli che hanno sparato? E da quale arma?

Generico 06 Feb 2023

LA TELEFONATA
Secondo la prima – e unica – ricostruzione offerta dalla Procura già nella giornata di sabato, l’ipotesi del fuoco partito dal sottufficiale dei carabinieri in forza alla Compagnia di Luino nel pomeriggio per rispondere alla minaccia sarebbe sarebbe da inquadrarsi diverso tempo prima della telefonata fatta da un anonimo al 112. Ma a quanto pare l’operatore che ha attivato il soccorso era in possesso di coordinate geografiche per fare arrivare l’elicottero con un livello di approssimazione pari ad un metro, fatto che ha permesso di mandare l’elicottero di Como con a bordo medico rianimatore ed infermiere direttamente sulla verticale dell’intervento: vuol dire che probabilmente l’apparecchio da cui è partita la telefonata era sul luogo del ritrovamento del cadavere, o nelle immediate vicinanze. La scena che i sanitari si sono ritrovati in quel momento non era però quella di un corpo caduto da alti dislivelli (e quelle montagne, quel punto in particolare presenta dislivelli elevati formati da salti di roccia nella gola scavata dal torrente Froda che più a valle si lancia in una cascata di 80 metri nda. Si veda nella foto uno scatto nel corso di un reportage durante un blitz antidroga avvenuto il 24 gennaio 2020) bensì di un uomo giovane, vestito pesante, con almeno un foro in entrata alla schiena. E una pila accesa, quasi un’indicazione ai soccorritori di andare lì, in quel punto preciso del bosco che illuminava il buio quasi totale (notte senza nuvole con luna calante, visibile all’84%). Da quanto risulta allo stato, non sarebbero state rinvenute sul posto armi o munizioni. Quindi: chi ha eseguito la telefonata? E chi ha posizionato la pila? Probabilmente la stessa persona che è svanita e che di sicuro conosce qualcosa in più dei fatti.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 12 Febbraio 2023
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