Permessi di soggiorno con matrimoni di comodo e lavori falsi, due donne fermate a Busto Arsizio

Organizzavano matrimoni di comodo tra uomini marocchini e donne italiane e falsi rapporti di lavoro

commissariato polizia busto arsizio volante

Permettevano a stranieri, principalmente marocchini, di sposarsi con donne italiane compiacenti con l’obiettivo di ottenere permessi di soggiorno oppure di accedere alla Sanatoria 2020, documentando rapporti di lavoro inesistenti. Due donne, una marocchina e un’italiana, sono state sottoposte, rispettivamente, agli arresti domiciliari e all’obbligo di presentarsi quotidianamente in Commissariato, misure cautelari disposte con un’Ordinanza del GIP.

Dalle indagini svolte dal Commissariato della Polizia di Stato di Busto Arsizio e della Procura della Repubblica è infatti emerso che le due – la prima gestisce un CAF a Legnano (Ndr riportiamo una precisazione su richiesta: la persona arrestata non è la dr.ssa Sana El Gosairi ed il CAF coinvolto non è quello con sede in Legnano alla via della Vittoria 31 che è completamente estranea alla vicenda) e la seconda, seppure già nota alla Polizia, operava nell’assistenza di soggetti fragili – avevano messo in opera vari meccanismi per realizzare guadagni illeciti permettendo a stranieri clandestini di “regolarizzarsi”.

In due casi le complici hanno ottenuto tale risultato agendo come “sensali” di matrimoni di comodo tra compiacenti “mogli” italiane, a loro volta indagate, e “mariti” marocchini che, per i precedenti o per essere già stati espulsi dall’Italia, non avrebbero potuto ottenere permessi di soggiorno nel nostro Paese. Inutile dire che le coppie non si erano in realtà mai incontrate prima del giorno del matrimonio, celebrato in Comune con testimoni e interpreti procurati dalle due indagate.

Per almeno altri 15 stranieri, invece, la garanzia di non venire espulsi è stata ottenuta eludendo la “sanatoria 2020”, il Decreto-Legge che permetteva a datori di lavoro con minimi requisiti patrimoniali di dichiarare un preesistente rapporto di lavoro “in nero” con uno straniero, impiegato in particolare come colf o badante.

Era sufficiente la presentazione della domanda, e quindi l’esibizione da parte del “lavoratore” della relativa ricevuta, per rendere lo straniero inespellibile. Sostanzialmente le due hanno simulato l’esistenza di rapporti di lavoro domestico tra fittizi e talvolta inconsapevoli datori di lavoro. Alcuni di questi venivano procurati dall’italiana tra i soggetti fragili che conosceva e dei quali possedeva i dati personali avendone carpito la fiducia. La marocchina, invece, reperiva cittadini stranieri irregolari  – dei quali poi seguiva le pratiche mantenendo i contatti con gli Enti competenti.

Alle due vengono anche attribuiti casi di sostituzione di persona, per essersi in più occasioni sostituite ai finti datori di lavoro per ingannare i funzionari dell’INPS e della Prefettura, e truffe ai danni di due stranieri, ai quali era stato fatto credere di aver avviato o agevolato la trattazione di inesistenti pratiche di regolarizzazione.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Novembre 2022
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