Varese
“Alla vigilia della dittatura”: un incontro per il 25 aprile a Varese
L’intervento degli storici Enzo Rosario Laforgia, assessore alla Cultura del comune di Varese, e Antonio Maria Orecchia docente dell’Insubria questa sera in Sala Montanari inizio ore 20 e 45
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In occasione delle celebrazioni per il 25 aprile, il Comune di Varese, in collaborazione con Anpi Varese Sezione “Claudio Macchi” e il dipartimento di scienze storiche e applicate corso di laurea in Storia e Storie del mondo contemporaneo dell’Università degli Studi dell’Insubria, promuove l’incontro pubblico “1922: alla vigilia della dittatura. Il fascismo da Milano a Varese” che si terrà in Sala Montanari a Varese questa sera, lunedì 11 aprile, alle ore 20 e 45.
Interverranno: Enzo R. Laforgia assessore alla Cultura, Antonio M. Orecchia docente di Storia contemporanea dell’Università degli Studi dell’Insubria, modera Michele Mancino vicedirettore di “VareseNews”.
1922 UN ANNO FATALE
Alla fine del 1921 l’Italia sta attraversando una grave crisi economica. Il numero di disoccupati supera il mezzo milione di persone raggiungendo livelli mai visti. Nel febbraio del 1922 cade il governo Bonomi, sostituito da Luigi Facta, politico giolittiano che raccoglie un maggioranza risicata, certamente la condizione non ideale per poter prendere decisioni utili al superamento della crisi.
Gli schieramenti politici si estremizzano: da una parte, a sinistra, i socialisti fermi su posizioni massimaliste, dall’altra, a destra, l’avanzata dei nazionalisti spinti dalla mobilitazione squadrista dei fascisti e dal loro sindacato che conquista strati sempre più ampi della società italiana. Il nuovo schieramento politico raccoglie le aperte simpatie di professionisti, industriali, agrari e funzionari statali.
Si moltiplicano le operazioni squadriste tra la Lombardia e l’Emilia Romagna, con spedizioni punitive a Parma e a Milano, dove i fascisti occupano la sede del Comune e distruggono la redazione dell’Avanti. Lo sciopero generale a tempo indeterminato del luglio del 1922 proclamato dall‘Alleanza del Lavoro, sigla che riuniva i sindacati di sinistra, in opposizione al fascismo, non sortisce gli effetti sperati.
A questo punto i fascisti si rendono conto che bisogna far precipitare la crisi e risolverla a loro favore. La marcia su Roma è lo scacco finale a una classe politica che aveva esaurito ogni capacità di reazione.