La risposta di Emanuele Monti, corredata da dati e servizi sanitari forniti, ci fa apparire la realtà della sanità varesina come uno splendido “paradiso”, dove tutto funziona ed è fatto meglio che altrove. Sinceramente mi aspettavo dal presidente della commissione sanitaria regionale una risposta migliore, meno propaganda e più riflessione sul capire perché tanti anziani sono stati contagiati e molti sono morti nelle RSA provinciali varesine.
Le Residenze Sanitarie Assistenziali erano e sono le realtà più fragili, dove maggiore deve e doveva essere l’attenzione e gli interventi preventivi. Qui sono ricoverate le persone che hanno bisogno più di altri di assistenza, aiuto e protezione sanitaria.
Da Monti, mi aspettavo chiarezza su come hanno agito questi istituti sia pubblici che privati, una analisi circostanziata e conoscitiva per cercare le eventuali responsabilità di chi non ha agito preventivamente, di chi non ha applicato correttamente norme di sicurezza sanitaria, di chi per non spendere non ha acquisito mezzi e strumenti per sanificare e mettere in sicurezza queste realtà. Ora le sottovalutazioni e le lentezze nel non agire, le burocratiche scuse nel scaricare responsabilità ad altri, la superficialità colpevole di chi doveva fare e non ha fatto, si sono pagate e si pagano con la morte di chi non ha colpe.
Non è accettabile che un politico dinanzi a tanti contagi e morti nelle RSA non entri nel merito risponda in modo superficiale, evasiva, e descriva una situazione idilliaca come se tutto funzionasse bene, di politici così sinceramente il paese non è ha alcun bisogno.
Spiace ma non condivido totalmente la sua opinione, ci sono realtà RSA che hanno agito da subito e hanno preventivamente tutelato i residenti, altre che non hanno agito con altrettanto attenzione. Mezzi e strumenti potevano essere acquistati tempo prima dalle singole RSA e non aspettare l’emergenza per poi richiedere che tutto venga fornito dallo Stato. Queste realtà hanno bilanci propri, disponibilità di spesa ed è impensabile che non si siano forniti di mezzi semplici come guanti e mascherine per prevenire e limitare le possibilità di contagio nelle settimane antecedenti la pandemia. Poi condivido certamente che il sistema sanitario ATS in particolare modo doveva operare e intervenire con più attenzione, invece ha fatto spesso il burocrate o l’assente.
Dinanzi a certi provvedimenti c’è da chiedersi da chi siamo amministrati. Sono sicuramente dell’avviso di riaprire con cautela e prudenza, tenendo sotto controllo l’evolversi dei contagi, lunedì si riaprono alcune attività, si potrà andare in treno e bus, si potrà andare al mercato per gli alimenti, andare in banca o in assicurazione, si potrà fare sport individuali all’aperto. Si potrà circolare dove c’è più gente nelle vie cittadine piuttosto che nei sentieri aperti di campagna come le ciclabili. Si ritiene che è più sicuro e meno probabile contagiarsi correndo e muovendosi nelle strade cittadine che non nei campi e nei boschi sulle ciclabili. Davvero una intuizione eccezionale, se poi il motivo è la mancanza di personale per i controlli è ancora più funesta la decisione, una vera decisone da “paraculi” perché supporre che nelle strade dei centri urbani i pedoni o i ciclisti e i runner siano controllati meglio è davvero un’illusione non corrispondente alla realtà. L’importante è mettersi al sicuro da un eventuale contagiato che potrebbe denunciare la Provincia. Totò avrebbe detto un amministrare da caporali.
La risposta del sig Grassi è davvero emblematica del modo poco professionale con cui si cerca di circoscrivere il virus. Cosa significa non si può imporre alcunché alle persone che risiedono. Le barriere linguistiche e culturali non possono essere la scusa perché qualcuno non rispetti la quarantena. C’è un’ordinanza del sindaco e anche i signori di cultura diversa sono tenuti a rispettarla e i responsabili della comunità a farla rispettare. Non possono esserci dei ma e dei se, le regole valgono per gli italiani e devono assolutamente valere anche per loro.
Per correttezza, il Sindaco Galimberti dovrebbe dire la verità e prendersela con il governo, che siamo giunti alla domenica e non ha ancora emanato il DPCM.
Tutte le Regioni per fare le ordinanze hanno bisogno del DPCM de governo. Ma quando manca la voglia di dire la verità allora si ricorre alla strumentalizzazione dei fatti.
Dal Sindaco di Varese mi aspetterei qualcosa di meglio oltre che dichiarazioni strumentali di povera polemica politica.
La risposta di Emanuele Monti, corredata da dati e servizi sanitari forniti, ci fa apparire la realtà della sanità varesina come uno splendido “paradiso”, dove tutto funziona ed è fatto meglio che altrove. Sinceramente mi aspettavo dal presidente della commissione sanitaria regionale una risposta migliore, meno propaganda e più riflessione sul capire perché tanti anziani sono stati contagiati e molti sono morti nelle RSA provinciali varesine.
Le Residenze Sanitarie Assistenziali erano e sono le realtà più fragili, dove maggiore deve e doveva essere l’attenzione e gli interventi preventivi. Qui sono ricoverate le persone che hanno bisogno più di altri di assistenza, aiuto e protezione sanitaria.
Da Monti, mi aspettavo chiarezza su come hanno agito questi istituti sia pubblici che privati, una analisi circostanziata e conoscitiva per cercare le eventuali responsabilità di chi non ha agito preventivamente, di chi non ha applicato correttamente norme di sicurezza sanitaria, di chi per non spendere non ha acquisito mezzi e strumenti per sanificare e mettere in sicurezza queste realtà. Ora le sottovalutazioni e le lentezze nel non agire, le burocratiche scuse nel scaricare responsabilità ad altri, la superficialità colpevole di chi doveva fare e non ha fatto, si sono pagate e si pagano con la morte di chi non ha colpe.
Non è accettabile che un politico dinanzi a tanti contagi e morti nelle RSA non entri nel merito risponda in modo superficiale, evasiva, e descriva una situazione idilliaca come se tutto funzionasse bene, di politici così sinceramente il paese non è ha alcun bisogno.
in Monti risponde ad Astuti: “Il 62% delle Rsa non ha contagi”
Spiace ma non condivido totalmente la sua opinione, ci sono realtà RSA che hanno agito da subito e hanno preventivamente tutelato i residenti, altre che non hanno agito con altrettanto attenzione. Mezzi e strumenti potevano essere acquistati tempo prima dalle singole RSA e non aspettare l’emergenza per poi richiedere che tutto venga fornito dallo Stato. Queste realtà hanno bilanci propri, disponibilità di spesa ed è impensabile che non si siano forniti di mezzi semplici come guanti e mascherine per prevenire e limitare le possibilità di contagio nelle settimane antecedenti la pandemia. Poi condivido certamente che il sistema sanitario ATS in particolare modo doveva operare e intervenire con più attenzione, invece ha fatto spesso il burocrate o l’assente.
in La vergogna delle RSA
Dinanzi a certi provvedimenti c’è da chiedersi da chi siamo amministrati. Sono sicuramente dell’avviso di riaprire con cautela e prudenza, tenendo sotto controllo l’evolversi dei contagi, lunedì si riaprono alcune attività, si potrà andare in treno e bus, si potrà andare al mercato per gli alimenti, andare in banca o in assicurazione, si potrà fare sport individuali all’aperto. Si potrà circolare dove c’è più gente nelle vie cittadine piuttosto che nei sentieri aperti di campagna come le ciclabili. Si ritiene che è più sicuro e meno probabile contagiarsi correndo e muovendosi nelle strade cittadine che non nei campi e nei boschi sulle ciclabili. Davvero una intuizione eccezionale, se poi il motivo è la mancanza di personale per i controlli è ancora più funesta la decisione, una vera decisone da “paraculi” perché supporre che nelle strade dei centri urbani i pedoni o i ciclisti e i runner siano controllati meglio è davvero un’illusione non corrispondente alla realtà. L’importante è mettersi al sicuro da un eventuale contagiato che potrebbe denunciare la Provincia. Totò avrebbe detto un amministrare da caporali.
in Le ciclabili restano chiuse, dietrofront della Provincia
La risposta del sig Grassi è davvero emblematica del modo poco professionale con cui si cerca di circoscrivere il virus. Cosa significa non si può imporre alcunché alle persone che risiedono. Le barriere linguistiche e culturali non possono essere la scusa perché qualcuno non rispetti la quarantena. C’è un’ordinanza del sindaco e anche i signori di cultura diversa sono tenuti a rispettarla e i responsabili della comunità a farla rispettare. Non possono esserci dei ma e dei se, le regole valgono per gli italiani e devono assolutamente valere anche per loro.
in Tra i richiedenti asilo di Tradate: “Nessuno ha sintomi, lavoriamo per far comprendere la situazione”
Per correttezza, il Sindaco Galimberti dovrebbe dire la verità e prendersela con il governo, che siamo giunti alla domenica e non ha ancora emanato il DPCM.
Tutte le Regioni per fare le ordinanze hanno bisogno del DPCM de governo. Ma quando manca la voglia di dire la verità allora si ricorre alla strumentalizzazione dei fatti.
Dal Sindaco di Varese mi aspetterei qualcosa di meglio oltre che dichiarazioni strumentali di povera polemica politica.
in Galimberti: “Domani si riapre ma la Regione non ci ha ancora detto cosa fare”