Due morti sul lavoro in una settimana. Due giovani operai manutentori, un addetto ai sistemi di condizionamento del maglificio Dama e un elettricista di Malpensa. Due tragedie con il giusto strascico di dubbi, polemiche e interrogativi. In particolare nel caso di Malpensa il dito è puntato contro la struttura che inizierebbe a mostrare le prime falle, sotto accusa il sistema degli appalti e subappalti nella costruzione del mega hub. Abbiamo chiesto a Crescenzo Tiso, responsabile del servizio dell’Asl che si occupa della prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro, di fare un punto della situazione. (nella foto Crescenzo Tiso) In questo inizio d’anno il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro si pone ancora in tutta la sua drammaticità. Gli ultimi tre morti sul lavoro erano tutti operai addetti alla manutenzione. «Astraiamoci un momento dai casi concreti perché bisogna ancora accertare se si tratta di problemi strutturali e se i lavoratori hanno avuto comportamenti corretti, quindi se siamo di fronte a cause comportamentali o ambientali. In genere i lavoratori che compiono manutenzione sono quelli più esposti al rischio. Lo si evince anche dalla normativa e non parlo solo della 626, ma anche della direttiva macchine recepita dalla legge italiana. Questi operai hanno un rischio aggiuntivo perché operano in situazioni di emergenza oppure in situazioni programmate, come ad esempio nel collaudo di alcune macchine, dove i sistemi di sicurezza vengono spesso disattivati».
Ma se il rischio è così alto in che direzione bisogna intervenire allora? «Senz’altro sulla formazione che consente di sviluppare un habitus mentale particolare. A questi lavoratori deve essere chiesto di ragionare sempre in termini di sicurezza, collegare perciò ogni loro azione alle conseguenze, perché alcune situazioni sono prevedibili»
Nel caso di Malpensa il lavoratore era specializzato ed esperto. Si ipotizza invece un difetto strutturale dell’impianto… «Con il sistema degli appalti esterni, le cose sono cambiate rispetto a una volta, si è persa, diciamo, una certa armonia strutturale. Un tempo le grandi aziende che avevano gli appalti facevano tutto in casa. Spesso chi realizzava un impianto ne era anche poi il manutentore, di quell’impianto conosceva tutto ed era in grado di trasferirne tutte le conoscenze. Oggi invece con il sistema degli appalti esterni del passaggio delle conoscenze diventa più problematico. C’è un tecnico esterno, che rilascia una certificazione, lascia gli schemi e poi non lo si vede più. Questo aspetto aumenta la necessità di formazione, chi interviene su quell’impianto deve conoscerne tutto»
Quali saranno gli interventi e gli obiettivi futuri del Servizio per la sicurezza degli ambienti di lavoro? «Io mi sono lasciato a fine anno con i miei colleghi con un impegno: fare una valutazione critica sugli interventi di pronta disponibilità fatti durante l’anno, per migliorare l’intervento. La buona notizia è che da quest’anno il servizio di pronta disponibilità, costituito da un medico e quattro tecnici specializzati, che entra in azione dalle 17 fino alle 8 di mattina, festivi compresi, è stato distinto da tutto resto. Per cui questo nucleo farà interventi riguardante solo la sicurezza sui luoghi di lavoro. La nostra velleità è quella naturalmente di arrivare prima, cioè di fare interventi prima che arrivino segnalazioni di eventi infortunistici già avvenuti »
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