Manifesti fascisti, continua la polemica
Sui manifesti del movimento "Fascismo e libertà" intevengono il Pdci e la Margherita
Non si placa la polemica sui manifesti fascisti che sono apparsi nei giorni scorsi sui muri di Busto Arsizio. La questione era stata sollevata da Rifondazione comunista che durante l’ultimo consiglio comunale, ha interrogato l’amministrazione comunale sulla loro liceità. A distanza di alcuni giorni insorgono anche i Comunisti italiani e la Margherita.
«Ormai sono anni, malgrado ciò che se ne dica, che l’attività di gruppi di estrema destra, violenti e xenofobi, contro ogni forma democratica, lasciano la loro traccia sui muri cittadini – dice Nuccia Cavalieri del Pdci – questa volta hanno usato dei manifesti con tanto di fascio littorio e con un indirizzo internet». Per la rappresentante dei Comunisti italiani questi manifesti non rispettano l’articolo 12 della costituzione. «Ci si chiede allora, come mai il nostro comune abbia dato l’autorizzazione ad attaccare questi manifesti con simboli che sicuramente non possono far pensare ad altro che ad un nuovo "movimento" fascista, ci chiediamo, come Comunisti Italiani, da sempre attenti e solerti a batterci per quei valori democratici che il partito fascista ha, nel corso della storia, cercato di cancellare, se la magistratura cittadina, ha preso provvedimenti e se sta indagando su qualche gruppo che cerca di ricreare, nemmeno troppo di nascosto, il partito fascista».
A difendere il movimento "Fascimo e libertà" che firma manifesti apparsi in città è stato il consigliere di Alleanza nazionale Giovanni Pellegatta, che ha recapitato a tutti i consiglieri comunali un documento in cui si citano tutta una serie di pronunciamenti di svariati tribunali della penisola che assolvono i responsabili di questo movimento dall’accusa di ricostituzione del disciolto partito fascista e di apologia di fascismo. «E’ l’ennesimo tentativo di voler far riemergere, in qualche modo legalizzato, il fantasma del fascismo, che mi ha lasciato profondamente amareggiato, anche per essere quella data la ricorrenza del 23.simo anniversario della strage neofascista della stazione di Bologna – spiega Alessandro Berteotti – molte persone portano ancora sulla loro pelle e nelle loro menti quei terribili anni, e non è che il tempo cancelli il significato ed il ricordo di simboli che, come il fascio littorio, si raccordano in modo vivido e tremendo all’esperienza politica di quei giorni. Una sentenza di assoluzione per la denominazione di un movimento dunque non equivale e non può essere interpretato come rivalutazione e revisione del giudizio storico».
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