«Questo bipolarismo non lascia spazio al dialogo»

La riflessione di Giuseppe Adamoli, consigliere regionale della Margherita

Riceviamo e pubblichiamo
Mi domandano spesso se sono soddisfatto del bipolarismo politico che abbiamo oggi in Italia. Non ne penso un gran bene perché si manifesta spesso, anziché nella competizione programmatica limpida e nell’alternativa progettuale, nella contrapposizione basata sull’invettiva e sull’offesa. Certi talk-show politici, sia nazionali che regionali, francamente inguardabili, ne sono lo specchio fedele. 
Con un presidente del Consiglio che qualifica come "comunisti" tutti coloro che da lui dissentono, persino una vetrina dell’economia liberista come l’Economist, è difficile immaginare una condizione diversa. Del resto la sua strategia di radicale divisione nel Paese gli è servita per far passare leggi ad personam, a vantaggio suo e dei suoi "cari". Ma anche da parte del centrosinistra, insieme a risposte ragionate e moderate, vengono pure rappresentazioni caricaturali di Berlusconi, che magari mandano in estasi la base militante, ma che alla fine fanno solo il suo gioco. 
Un limite pesante del nostro bipolarismo sta nei margini sempre più ridotti per un dialogo costruttivo su alcune politiche che richiedono questo approccio. Mi riferisco, in modo particolare, al terreno istituzionale e delle regole che valgono per tutti. Quando uno dei cosiddetti quattro saggi della Casa delle Libertà, riuniti in una casa di montagna per prefigurare le modifiche costituzionali, afferma che l’opinione del centrosinistra non gli può "interessare di meno" meriterebbe una "squalifica a vita", da parte del popolo che vota. Purtroppo, la società civile italiana, tanto enfatizzata al tempo di tangentopoli quanto debole nella realtà, non ha (ancora), come qualche volta si vede nel mondo anglosassone, gli anticorpi per combattere e vincere sul pensiero politico debole e distorto. Faccio un solo esempio. Sarebbe mai possibile in Italia assistere ad un lavoro investigativo come quello realizzato a Londra dalla BBC, a proposito delle "forzature" sul dossier anti Saddam, che sta scuotendo il governo di un premier forte come Blair? Assolutamente no. Tutto ciò nuoce ad un bipolarismo vissuto serenamente e ad una giusta ma pacata difesa dei propri principi e valori, senza dei quali una società va a rotoli. Pochi giorni fa in Germania è stata raggiunto un accordo preliminare fra il governo Schroeder e la sua potente opposizione parlamentare nel campo della sanità pubblica con misure fortemente impopolari. Queste iniziative devono appartenere, come è avvenuto in Germania, al governo che, nel nostro caso, non le assume mai seriamente. L’Ulivo, dal canto suo, dovrebbe ragionare sempre come forza di governo anche oggi che è all’opposizione. In molti casi ha un chiaro progetto alternativo, la sanità, l’Europa, la lotta alla speculazione sui prezzi al consumo, per fare solo alcuni esempi, ma in altri campi, come le pensioni, vive di rendita sulla legge che porta il nome di Dini. E sulle riforme del sistema dica di sì con coraggio e compattezza alle proposte avanzate anche recentemente da Prodi. Per vincere non si può accontentarsi degli errori gravi di Berlusconi, ci vuole insomma più volontà innovativa e un programma dal quale emerga una chiara ed univoca idea di società.

 Giuseppe Adamoli 
Consigliere regionale della Margherita giuseppe.adamoli@consiglio.regione.lombardia.it

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Pubblicato il 29 Agosto 2003
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