Senza pasti e con le lezioni a singhiozzo: i futuri infermieri chiedono rispetto

Gli studenti del terzo anno dell'Insubria si lamentano dei disagi quotidiani

"Gli studenti infermieri danno fastidio?" È la domanda che gli studenti del terzo anno del corso di laurea all’università dell’Insubria si stanno ponendo in questi giorni. Ciò che sta succedendo li lascia sconcertati. In una lettera, si sfogano per quelli che, secondo loro, sono i trattamenti riservati agli studenti e che suonano come ostacoli inutili.

I problemi citati sono di "ordinaria amministrazione" e riguardano proprio l’organizzazione della vita accademica: «Il problema più palese che vogliamo riportare riguarda la nostra "scomoda" presenza presso la mensa dell’Azienda ospedaliera di Circolo. Di recente è uscita una circolare firmata dal direttore amministrativo che cosi scrive: "Gli studenti dei Corsi di Diplomi Universitari potranno usufruire del servizio mensa presso il Circolo in via sperimentale dalle ore 13.45 alle ore 14.30. La tariffa ordinaria del servizio mensa, come stabilito da apposita convenzione siglata con l’I.S.U. è stabilita in € 5,16 a pasto. Limitatamente agli studenti che svolgono e documentano il tirocinio in Azienda è possibile, a richiesta e per il periodo interessato, usufruire del pasto alla tariffa di € 1,03".»

Non ci sarebbe alcunchè da obiettare se non fosse che il corso di laurea prevede circa otto ore di lezione al giorno per cinque giorni la settimana e la pausa pranzo è fissata dalle 13.00 alle 14.00: «Come facciamo in un quarto d’ora a uscire dall’università, prendere la macchina per andare in ospedale, mangiare e poi ritornare a lezione in orario? – si chiedono gli studenti – Mah!! Inoltre durante i periodi di tirocinio non usufruiamo, dati gli orari dei turni, del servizio mensa perciò anche a voler andare durante i mesi di lezione dovremmo pagare diecimila delle vecchie lire quando, fino a qualche mese fa, spendevamo sempre 1,03 € a pasto. E così ognuno di noi in questi giorni si sta arrangiando come può: c’è chi si porta da casa un termos con un po’ di pasta, chi un panino, chi cerca ogni giorno un posto sempre diverso ed economico dove spizzicare qualcosa».

Ciò che sconcerta ragazzi è il modo: «Teniamo a ricordare che, durante i periodi di tirocinio che svolgiamo presso le unità operative, facciamo turni da otto ore (mattino, pomeriggio o notte indifferentemente) come un infermiere professionale con la sola differenza che noi non riceviamo alcun compenso economico. Non chiediamo certo di essere pagati per questo, anche se fino a qualche anno fa questo accadeva, perché sappiamo di essere nei reparti per imparare ma almeno un pranzo caldo e dignitoso al giorno ci sembra doveroso nei nostri confronti».

Ma se quello del pasto è il problema più delicato, gli studenti ricordano: «le lezioni non sempre disponibili per tutti e tre gli anni, professori che ogni tanto "si dimenticano" di venire a far lezione, rimborsi economici promessi dalla regione ancora mai visti, divise ospedaliere sature di germi da lavare a casa, sale informatiche non accessibili e altro ancora».

«Noi del terzo anno ci riteniamo comunque abbastanza fortunati e cerchiamo di vedere le cose dal lato più positivo sapendo che fra un annetto circa potremo mettere via le divise col colletto rosso da studenti, ma quelli che sono adesso agli inizi, e quelli che verranno poi a che futuro vanno incontro?»

Più attenzione alla vita scolastica degli studenti e un maggiore rispetto dell’impegno che ciascuno di loro mette per costruirsi un futuro. Il giovane ateneo dell’Insubria è chiamato a "non abbandonare" i suoi ragazzi.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 24 Novembre 2004
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