“Oggi non nascerebbe più una Digicom”
Intervista a Luigi Provasoli, uno dei fondatori dell'azienda, che ha partecipato all'incontro con la senatrice Jennings
La Digicom per tanti anni si associava subito al modem. Il magico strumento per convertire l’uso del telefono da voce a trasmissione dati. Lo strumento principe per chi utilizza internet.
Un’azienda nata e sviluppata sul nostro territorio: a Cardano al campo. Tre soci fondatori, nessun capitale iniziale e una buona idea. Oggi, dopo 28 anni di attività, ha 80 addetti, non produce niente in modo diretto, ma si avvale di aziende partner sparse in tutto il mondo. Dal modem ha cambiato spesso prodotti e oggi è leader nel campo del voice over ip, ovvero della tecnologia per far passare la voce sul protocollo internet.
Luigi Provasoli è uno dei tre fondatori e si occupa del settore amministrativo. Ha partecipato con altri all’incontro con il vicegovernatore della Florida.
«Un’iniziativa positiva che dimostra una grande apertura da parte di Univa verso il mercato estero. Un incontro propedeutico e di preparazione alla visita che il governatore Bush farà in Italia a maggio. Oggi erano coinvolte prevalentemente aziende di tipo aeronautico, noi eravamo l’unica diversa, ma è stato importante e utile».
Qual è stato il vostro coinvolgimento nell’iniziativa di oggi?
«Abbiamo incontrato alcuni manager della Citrix. Questa è un’azienda che si occupa di sistemi informativi e di protezione delle reti. Ha già grandi interessi in Italia, ma è sempre utile avere dei rapporti con queste grandi aziende».
La Digicom è nata nel 1977, da allora come sono cambiate le cose e perché siete interesati ai mercati internazionali?
«Dal ’77 ad oggi nel nostro mondo è cambiato tutto. Oggi è davvero dura, le cose a noi vanno bene, compatibilmente a una situazione assurda che vede svalutare in continuazione il valore dei beni da noi prodotti. Questo ci costringe a una continua battaglia perché occorre realizzare grandi volumi per restare sul mercato. Inoltre dedichiamo oltre il 50% della nostra forza lavoro alla ricerca e allo sviluppo, ma a differenza di allora oggi se hai una buona idea, qualche ora dopo la trovi già realizzata su internet. Noi lavoriamo nelle nicchie del mercato, ma è sempre più difficile perché se questa è piccola non rende, se diventa appetibile i più grandi ci si tuffano e ci tolgono il business. Noi stiamo differenziando molto i nostri prodotti e anche per questo abbiamo scelto una strada più flessibile nella produzione. raggiungiamo accordi via via che si ritiene utile. Nle ’96 con il boom dei decoder per le Pay tv ci fu un bisogno enorme di modem e andammo a produrli in mezzo mondo».
Come ha inciso lo sviluppo della tecnologia nel vostro lavoro?
«In modo incredibile e impensabile. Nel 1977 per produrre il primo modem impiegammo l’energia di due anni uomo. Oggi per ogni sviluppo che faccia progredire la tecnologia occorrono almeno 30/40 anni uomo. Un processo che ha quindi costi molto alti e che diventa remunerativo solo in presenza di un mercato molto ampio».
Come vede il vostro sviluppo, il vostro futuro?
«Male, nero. Io sono pessimista di natura, ma oggi è un fatto che non potrebbe mai nascere una Digicom2. Il margine di profitti è troppo basso e non ci sono più le condizioni per far nascere un’azioenda di alta tecnologia. Occorerebbero troppi capitali iniziali. Noi resistiamo sul mercato, a ma non so per quanto perché come dicevo dobbiamo sfruttare le buone idee di nicchia, ma fino a quando potremo farlo? »
Luigi Provasoli vede nero, ma intanto la sua azienda, grazie al suo lavoro e a quello dei suoi soci e degli ottanta collaboratori porta in alto le competenze e l’ingegnosità del made in Italy anche in un settore dove le leadership sono sempre pensate oltre oceano. Durerà finché ne saranno capaci, ma intanto per molti ancora oggi Dicicom significa modem e quindi anche magia verso internet. E non è poco.
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