Ma vadavia la “cempion”
Vero che la Torino bianconera ha già i tre re magi, Gaspare (Giraudo), Melchiorre (Moggi)e Baldassarre(Bettega), ma rischio di andare ben oltre l’irriverenza se dico che Milano è ufficialmente la sacra famiglia del grande calcio. Nessun problema invece se sostengo che nella capitale lombarda di Babbo Natale ce ne sono due dal momento che a Massimo Moratti si è affiancato un Silvio Berlusconi a quanto pare intenzionato a soffiargli la leadership del partito dei perdenti di successo del pallone.
Sì, tre “cempion” buttate alle ortiche hanno fatto amaro il mio vecchio sangue rossonero e particolarmente insopportabile si è rivelata l’eliminazione di Barcellona, attorno alla quale non si è ancora esaurito un forte vento di inaccettabile giustificazionismo. Che vede in campo anche avversari storici del Milan: il massimo della perfidia far credere che i berluscones non siano in finale di coppa per loro demerito. Come a suggerire: continuate così e alla fine vincerete perché non avete sbagliato niente.
Dirigenti, giocatori, critici incolpano l’arbitro quando nelle due partite con gli spagnoli il Milan ha sbagliato un sacco di gol e ha accusato gravi lacune di tenuta atletica. Per non parlare della qualità del gioco, da tempo inadeguato ai mutamenti tattici in atto in Europa e che hanno trovato in Barcellona, Arsenal e Villareal sagaci interpreti.
Gioco e tattica rossoneri appartengono ormai al passato, ma
la frana nelle ultime edizioni della Cempion ha altre radici.
Infatti alle negatività tecniche va aggiunta l’assurda rigidità di scelte in omaggio a stile e schemi che nei risultati non hanno riscontro alcuno. Per esempio i giocatori considerati come bandiere da mettere al vento sempre e comunque: intento nobile, ma tra poco il Milan potrà iscriversi al campionato nazionale degli istituti geriatrici.
Nello sport la nobiltà ha due facce: la prima, la più importante, è quella della partecipazione, che è fermento di crescita e maestra di vita; la seconda è quella del successo, della vittoria esemplare che è altamente educativa perché crea stimoli positivi. Vallo a dire però ai tifosi e a tanti dirigenti che si deve saper partecipare. Belle parole, quasi ci credo anch’io mentre le sto scrivendo, ma ecco l’ultras rossonero che affiora e sbaracca la freddezza del cronista. Berlusconi lasci perdere Babbo Natale, si rimetta nei panni del giovane stregone che ha fatto grande la squadra. Dopo tanti anni
uomini e idee nuovi per un calcio nuovo. Soffro troppo vedere il Milan declinare in Europa come Juve e Inter. L’altra sera spegnendo il televisore ho incredibilmente “vaffato” la coppa e i sani da legare che sostengono ancora un primato europeo del Milan determinato dalla statistica. Un primato che non entrerà mai in nessun albo d’oro. È la vittoria sul campo che manca al Milan. Tre sconfitte, evitabili, di fila in Cempion suonano come iscrizione al club dei perdenti di successo. Di questo passo non batteremo nemmeno il “Molina”. Nel torneo
degli istituti geriatrici.
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