Un orfanotrofio in Uganda grazie all’olio di Sant’Imerio
Duecento bottiglie di extravergine pronte per essere vendute. Bonacina: «È il nuovo arrivato nella famiglia dei prodotti tipici varesini»
L’olio a Varese, chi ha detto che non si può fare? Da un’idea partita lo scorso anno, quasi sottovoce, «si è arrivati ad oggi con più di duecento bottiglie da mettere sul mercato», racconta con grande soddisfazione Don Pietro Giola, il parroco di Bosto. È lui che per primo ha lanciato la proposta di lavorare il simbolo della pace ma ad una condizione: destinare in beneficenza il ricavato delle vendite. Così lo scorso anno ha raccolto fondi per un progetto di adozioni a distanza in India e ora propone un contributo per la realizzazione di un piccolo orfanotrofio in Uganda. «Dopo un inizio un po’ difficile, qualcuno era scettico, il progetto è partito bene – spiega Don Pietro -, tanto che quest’anno la raccolta è stata quasi raddoppiata». Un traguardo raggiunto anche grazie alla collaborazione dei varesini che hanno partecipato alla raccolta.
«Abbiamo ricevuto tanti piccoli contributi che ci hanno permesso di raccogliere 750 chili di olive – ha raccontato il presidente di Acai, Enrico Marocchi -. La coltivazione più significativa è quella di Casbeno, dove sono stati piantati circa 150 alberi, ma le olive sono arrivate da tutta la provincia, da Gallarate, da Oltrona, da Angera. Qualcuno si è presentato con poco più di una manciata di olive raccolte in giardino, ma anche quello ci ha aiutati». E a quanto pare in provincia gli appassionati non mancano: qualcuno lo fa come passatempo qualcuno l’ha presa sul serio e ha messo a disposizione terra, tempo e lavoro.
«Ci sono dei coltivatori che hanno dato la loro disponibilità per seguire questo progetto. La loro abilità si vede subito – ha aggiunto Marocchi –. Alcuni hanno avvolto la base delle piante con la paglia per proteggerle dal gelo dell’inverno, si vede che conoscono i segreti del mestiere». Imparare a coltivare l’ulivo però non è facile. Motivo che ha spinto la Coldiretti di Varese ad organizzare dei corsi dedicati alla potatura delle piante e alla produzione dell’extravergine. «L’olio di Sant’Imerio è il nuovo arrivato nella famiglia dei prodotti tipici varesini – ha commentato Ignazio Bonacina, direttore della Coldiretti di Varese -. Ha tutte le carte in regola per diventare il prodotto simbolo del comune di Varese».
«Un passo in avanti per l’enogastronomia di questo territorio – ha aggiunto Bruno Specchiarelli, assessore provinciale all’agricoltura – tanto che da "Cenerentola" siamo diventati la provincia più attiva di tutta la regione». Alle istituzioni i promotori dell’iniziativa chiedono collaborazione e attenzione. In particolare, per trasformare questo progetto in una vera tradizione del luogo, hanno chiesto al sindaco di Varese, Attilio Fontana, di dedicare il terreno di fronte alle scuole materne di Bosto – una superficie di cinquemila metri quadrati – alla coltivazione dell’ulivo: «Un’idea che potrà essere presa in considerazione – ha risposto Attilio Fontana -. L’ulivo oltre ad essere il simbolo della pace per eccellenza è in questo caso anche il segno della rinascita dell’agricoltura su questo territorio. Attività che sta riacquistando il prestigio perduto negli anni passati quando sembrava essere diventata incompatibile».
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