Varese-Como, la linea esisteva già
La nuova Arcisate-Stabio potrebbe risolvere anche la questione del collegamento ferroviario tra Varese e Como, soppresso e smatellato negli anni sessanta
Demolire una infrastruttura importante e ricostruirla quarant’anni dopo, con una spesa di milioni di Euro: sembra un assurdo, ma è quello che è accaduto nelle province di Varese e Como, in un territorio che da sempre affamato di infrastrutture di trasporto. Mentre si prepara l’apertura dei lavori per la nuova Arcisate-Stabio, che renderanno possibili di nuovo i collegamenti Varese-Como, vale la pena ripensare agli errori del passato. Perché una ferrovia, moderna, elettrificata, con una ottima penetrazione nei due centri urbani, esisteva già. I treni vi circolarono fino al 1° agosto 1966: era la “traversata” Varese-Como gestita dalle Ferrovie Nord . La soppressero perché i passeggeri erano pochi e perché il collegamento tra le due città era più economico se gestito con autobus.
Il futuro erano le “corriere” che viaggiavano spedite sulla Briantea. Oppure le autostrade. E per evitare ogni possibile ripensamento venne persino raccomandato di smantellare binari e impianti “con particolare urgenza”.
Il binario che correva tra le due città si staccava dalla Varese-Milano nella stazione di Malnate e attraversava le colline di Olgiate Comasco, Lurate e altri paesi con profonde trincee e vari ponti; confluiva nella linea Milano-Como nella stazione di Grandate, proseguendo poi nel tratto di penetrazione urbana di Como. Le “Nord” avevano elettrificato la linea solo 18 anni prima, dopo la fine della guerra.
Una soppressione decisa dai vertici politici e accettata di buon grado dalla popolazione, ma quanto mai inopportuna, anche perché privò la fascia pedemontana di uno dei pochi tratti ferroviari con andamento est-ovest, in grado di intercettare almeno una parte dei flussi che, in mancanza della autostrada Pedemontana, si rovesciano oggi sulle statali. La legislazione europea imporrebbe oggi di mantenere sgombra la sede ferroviaria, così da non precludere un ritorno del treno su una tratta dismessa. In molti Paesi europei –Germania in testa- fecero così già negli anni sessanta. E oggi possono riaprirle senza investimenti milionari.
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