Monsignor Stucchi: “La chiusura del «Luce» ci ha impoveriti”

Nel corso dell'annuale messa per San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il vicario episcopale ha ricordato il settimanale cattolico

Il giornalismo come professione capace di «coinvolgere nella sua totalità chi la pratica, con la  sua mente, il suo cuore, i suoi sentimenti» e che deve essere sempre tesa alla verità «da ricercare sempre con scrupolo e tenacia».
Una visione forte del giornalismo, professione strettamente intrecciata alla "passione", agli occhi del vicario episcopale di Varese, monsignor Luigi Stucchi, che presso i Salesiani ha concelebrato la tradizionale messa per i giornalisti in occasione della festa del loro patrono, San Francesco di Sales, parlando della professione del giornalismo come di una «arte splendida».
 Accanto a lui, sull’altare, don Luca Violoni e il rettore salesiano don Giuseppe Guzzonato.

Una riflessione di ampio respiro, quella del vescovo-giornalista, che per 13 anni ha diretto il settimanale diocesano di Lecco, "Il Resegone" («una chiusura, quella che ha colpito "Resegone" e "Luce", che ci impoverisce»). Considerazioni, le sue, che spiazzano i presenti alla cerimonia, dato che partono dal male e dalla sua presenza nella cronaca. «Male c’è, e quindi non può mancare dentro il racconto della vita. Spesso, però, l’informazione rischia di dargli forza attrattiva, di creare assuefazione nei suoi confronti, di dargli ancor più visibilità».
Come vincere il male? Come non farsi condizionare da esso nel fare informazione? «È necessario vigilare, documentarsi scrupolosamente, non fermarsi alla pura denuncia». La ricetta suggerita da monsignor Stucchi è l’esercizio, in forma puntuale e rigorosa, del principio di responsabilità. «Vanno individuati con saggezza i valori e i significati in gioco negli eventi di cui si parla quando si danno le notizie». E poi, continua il vicario episcopale, «si devono prevedere gli effetti della comunicazione sulle singole persone e sul corpo sociale nel suo complesso». Infine, non si deve mai dimenticare che «la verità non può essere funzionale a nessuno, ma deve essere un valore in sé».
Una comunicazione consapevole della sua forza e del suo peso, «costruttiva e del tutto estranea alla volontà di distruggere». In grado di scegliere il modo giusto di dare una notizia perchè, ha concluso monsignor Stucchi, «c’è stile e stile, c’è taglio e taglio».

L’iniziativa di Varese anticipa di qualche giorno quella diocesana che si terrà a Milano, sabato 26 gennaio alle 10, presso l’Ambrosianeum (via delle Ore 3), quando, sul tema "Immigrati in prima pagina. Parole abusate, parole dimenticate", l’arcivescovo di Milano, il cardinale Tettamanzi, si confronterà con il direttore del “Corriere della Sera”, Paolo Mieli, e con i giornalisti Tommaso Zanda e Piero Colaprico, autore del recente "Manuale di sopravvivenza per immigrati clandestini", racconto della vita quotidiana e delle vicissitudini di un vero immigrato rumeno alle prese con la vita in una grande metropoli.

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Pubblicato il 24 Gennaio 2008
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