“I bustocchi sono un grande popolo civile”
Così saluta Busto il vicequestore Francesco Scalise, destinato a Monza. Gli subentra Giovanni Broggini, in arrivo da Gallarate. "I nostri successi? In testa la lotta alle violenze su minori"
Dopo quattro anni alla testa del commissariato di Polizia di Busto Arsizio, Francesco Scalise (foto) lascia per un nuovo incarico: dirigerà il commissariato di Monza, città che si sta preparando a diventare, quest’anno, capoluogo di provincia. Al posto di Scalise, da domani, mercoledì 7 gennaio, subentrerà l’attuale dirigente di polizia di Gallarate, Giovanni Broggini.
Un periodo, questi ultimi quattro anni, che ha visto gli agenti della Polizia di Stato bustese dedicarsi primariamente al contrasto dello spaccio di droga, il reato più comune e tipico, ma anche sviluppare e approfondire una specializzazione nella lotta alle violenze contro i minori di cui Scalise va particolarmente orgoglioso. A tale proposito, ricorda, è stato istituito un apposito ufficio: «Non solo, ma prezioso ci è stato il lavoro di coordinamento con scuole (in cui Scalise è spesso stato per tenere "lezioni" di prevenzione) e associazioni, divenuti fonti preziose di notizie di reato o comunque di situazioni difficili. E parliamo di fatti che per quanto gravi, spesso non emergono in altro modo».
Busto si è fatta scoprire nel tempo da Scalise, arrivato da Crema nel 2004. «Al primo impatto la città sembra fredda, molto "sulle sue"» ricorda «ma devo dire che ho trovato ben presto un vivo interesse sulle tematiche della sicurezza, un apprezzamento sincero per il nostro lavoro di tutori dell’ordine pubblico, e tante tante buone qualità. Quello bustocco è un grande popolo civile, questa è la verità. Lo dico perchè ho incontrato le associazioni, ho verificato che c’è un’altissima partecipazione alle attività soprattutto nel sociale, e colpisce davvero scoprire tanta solidarietà». Il cuore segreto di Busto, insomma, si svela anche ai tutori dell’ordine.
Quanto all’ambito strettamente professionale, Scalise non si sbilancia molto nell’individuare delle particolarità locali. Ormai tutto è una megalopoli, una "città infinita" in questo e altri ambiti, e «i reati constatati, a parte come dicevo quelli verso minori grazie alle nostre "antenne" e alla preparazione specifica, rispecchiano scenari che si vedono anche altrove, in testa c’è sempre la droga». Da Crema a Busto Arsizio a Monza, lo scenario è sempre quello della megalopoli padana, affamata di cocaina e qua e là teatro episodi di violenza improvvisa, tanto efferata quanto gratuita.
Fra le soddisfazioni professionali Scalise ricorda l’indagine, condotta con tanto di telecamere, che portò all’arresto in flagranza di un giovane che aveva abusato a lungo della figlia minorenne della convivente, e fu poi condannato a 10 anni dal tribunale. Oppure «il servizio d’ordine svolto per il processo in Corte d’Assise alle Bestie di satana», occasione non certo usuale ma a suo modo di grande visibilità e delicatezza, circondata com’era da una massiccia attenzione mediatica. Senza dimenticare le tante e tante attività quotidiane svolte senza clamore.
«Vorrei ringraziare, lasciando questo commissariato» conclude Scalise «tutto il personale, che si è distinto per impegno, e tutti coloro con cui abbiamo collaborato in tribunale e fra le altre forze dell’ordine, Carabinieri, Finanza, polizia locale, con cui vi è stata valida collaborazione. Un ultimo saluto vada a tutti coloro che non farò a tempo ad incontrare prima di lasciare Busto».
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