Il Pio Albergo Berlusconi

Il fallimento di un progetto impossibile: quello di un Milan vincente grazie a giocatori anziani e logori

Un crollo annunciato quello del Pio Albergo Berlusconi, ovvero la squadra di calcio del Milan trasformata dal direttore Adriano Galliani e dal responsabile tecnico Carlo Ancelotti in una residenza per ospiti anziani o logorati nel fisico – leggi i giocatori – ai quali è stato accordato il privilegio di stipendi milionari
per realizzare un progetto impossibile: vincere pur essendo privi dei requisiti indispensabili per raggiungere l’obiettivo.
Con buonafede, ma con testardaggine incredibile a supporto di valutazioni e scelte francamente inaccettabili, da un paio d’anni al Milan si fanno promesse tecniche mai compiutamente rispettate e programmi che via via, con il fallimento dei singoli traguardi stagionali, vengono modificati. Quando si è poi raggiunto lo zero assoluto ecco i proclami di resurrezione.,
Un dramma sportivo con comica finale, l’adesione di 40- 50 mila abbonati che oggi evidentemente hanno società e squadra che si meritano.
Il mondo vive di corsa e si corre molto anche nel calcio, dove gli squadroni hanno giocatori di grande tecnica ma anche veri atleti. Al Milan invece oggi si cammina: molti giocatori per l’età o per limiti fisici o per avere alle spalle una carriera logorante, non ce la fanno più a “tenere” per una partita intiera. Le scoppiature, inevitabili, sono anche un handicap tremendo per il tipo di gioco che l’allenatore Ancelotti da sempre fa praticare: il calcio   al rallentatore è sempre prevedibile
La crisi odierna del Milan viene da lontano, ma il progetto, davvero singolare, di una squadra anziana che si fondi sui valori tecnici era comunque ufficialmente affondato già nella primavera del 2008 quando il Milan a Napoli perse ignominiosamente, da squadra davvero bollita, una partita chiave per il suo futuro. Dopo il grave smacco ci furono le solite promesse non mantenute e come d’abitudine all’inizio dell’attuale, campionato Galliani disse che il Milan puntava al titolo. Ma in quale mondo egli viva lo dicono i fatti. E Galliani non conosce l’istituto delle dimissioni. 
C’era una volta un presidente rossonero che azzeccava gli acquisti dei calciatori e scopriva allenatori che sarebbero diventati veri talenti.
Di questi tempi è meglio che Berlusconi si preoccupi dei posti di lavoro e delle famiglie italiane, ma i fans del Milan possono recriminare per i suoi silenzi in ordine alle gestione della squadra, ai soldi spesi male negli acquisti, al declino di un mito sportivo che sembrava gli stesse a cuore.
L’uomo più vincente del calcio italiano oggi invece del suo Milan gagliardo e sempre ai vertici mondiali si ritrova una sorta di casa di riposo.
A malincuore gli intitolo il Pio Albergo realizzato da Galliani e Ancelotti: anche nelle società sportive c’è sempre un responsabile politico.
Come tifoso ieri sera, guardando le ombre rossonere muoversi sul campo di San Siro, ho rimpianto il Milan operaio degli Anni 30. Il mio primo Milan, quello di Boffi. Eravamo poveri ma belli. Perché ricchi di dignità.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Febbraio 2009
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