Nozze negate, albanese chiede i danni al comune
L'immigrato era stato espulso, ma il giudice di pace gli ha dato ragione. Ora chiede un risarcimento
I promessi sposi di Tradate fanno causa al Comune. Il caso del “matrimonio negato” non è quindi finito: lui era un clandestino di 25 anni, lei era incinta di sette mesi. Volevano sposarsi in Municipio e dopo un primo rinvio della cerimonia, al secondo tentativo furono gli agenti della polizia locale a fermare la celebrazione del rito, prima che la coppia potesse entrare nella sala dedicata alla cerimonie, in quanto il ragazzo si trovava senza permesso di soggiorno.
La coppia non potè quindi sposarsi e il 25enne venne mandato prima in Prefettura e poi al Centro di permanenza di Bologna, da dove venne rimpatriato. Secondo gli sposi, quindi, il sindaco si era rifiutato di celebrare le nozze e hanno ora chiesto al comune la disponibilità a un accordo extra giudiziale, da liquidare con un risarcimento per danni. Ma l’amministrazione, che non ritiene di aver negato le nozze, tramite un avvocato, ha detto di no. Nei prossimi giorni, i legali dell’albanese presenteranno quindi la richiesta in tribunale.
La storia, nonostante le movimentate vicissitudini dell’estate scorsa e che ha provocato un acceso dibattito, ha avuto comunque un lieto fine: i due si sono sposati in Albania e il giudice di pace, nello scorso settembre, ha annullato il provvedimento di espulsione emesso dalla questura nei confronti del giovane albanese irregolare. Il 25enne ha fatto ritorno Italia, e ora vive regolarmente con la la moglie e la loro bambina.
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