Pazienti oncologici terminali assistiti dall’ospedale a casa
Dal 23 febbraio, partirà il progetto di ospedalizzazione domiciliare. Infermieri e medici dell'hospice seguiranno i malati a casa propria insieme ai volontari della Lilt
L’ospedale di Busto allarga i suoi confini. In occasione della Giornata mondiale del malato, il direttore generale Pietro Zoia ha annunciato che il prossimo 23 febbraio prenderà il via un progetto sperimentale della Regione per assistere i pazienti oncologici terminali a domicilio.
Un’iniziativa che, dal 2004, a Busto e nelle zone limitrofe svolge la Lega Italiana tumori (Lilt) con personale volontario d’intesa con i medici di medicina generale: « Il servizio che con grande dedizione e disponibilità veniva portato avanti dalla Lilt – ha spiegato il dg Zoia – ora diventerà ospedaliero. I pazienti rimarranno nostri e verranno curati dal nostro personale a casa propria. Chiaramente agiremo d’intesa con i medici di medicina generale. I pazienti rimarranno dell’ospedale, perchè ogni malato ha diritto ad essere curato».
Dal prossimo 23 febbraio, quindi, le persone ricoverate nell’hospice di Busto potranno scegliere di far rientro in famiglia mantenendo l’assistenza della corsia, con medici e personale infermieristico ( resosi disponibile volontariamente) che faranno visita a casa e saranno a disposizione 24’ore al giorno 7 giorni su 7. Il servizio sarà gestito dall’Unità operativa di Cure palliative diretto dal dottor Walter Reina in collaborazione con la Lilt: «Quando abbiamo iniziato nel 2004 volevamo colmare un vuoto assistenziale – ricorda Franco Mazzucchelli, presidente della Lilt provinciale – Nel corso degli anni abbiamo esteso il servizio arrivando oggi ad essere presenti nelle città di Busto, Gallarate, Saronno, Castellanza e in vari comuni della Valle Olona e del distretto gallaratese. In tutto abbiamo assistimo 531 pazienti sostenendo una spesa di oltre 477.000 euro».
Quando sarà a regime, il servizio di ospedalizzazione domiciliare potrà riguardare 40 persone: « La sperimentazione durerà 6 mesi – spiega il direttore generale – poi, però, esternderemo gradualmente il servizio anche agli altri due ospedali dove ci sono già i progetti per realizzare le unità di cure palliative».
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