Bergamaschi: “Abbiamo un ottimo ospedale. I problemi interni risolviamoli insieme”

Il direttore generale dell'Azienda ospedaliera varesina replica alle lettere di critica giunte in redazione, analizzando la situazione e i motivi del malcontento

Pubblichiamo la risposta del direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Varese Walter Bergamaschi dopo le lettere giunte la scorsa settimana in redazione che sollevavano problemi di natura personale e organizzativa.

In molti mi hanno consigliato di non rispondere alle lettere e ai commenti apparsi su VareseNews nei giorni scorsi e riferite al tema dei cosiddetti ‘non allineati’. Un consiglio dettato dal desiderio di non alimentare ulteriormente un dibattito dai toni troppo accesi. Pur rispettando chi mi ha dato questi consigli ed anche a costo di attirare qualche critica in più, ritengo sia mio dovere e responsabilità rendere note anche le mie riflessioni, rivolte soprattutto ai nostri pazienti, ma anche ai dipendenti
dell’ospedale che hanno usato ‘VareseNews’ come strumento di comunicazione con la direzione aziendale.
Ai primi credo sia necessario dare risposte sul tema della presunta mancata valorizzazione di figure qualificate ma ‘non allineate’ e sull’effetto che questo avrebbe sulla qualità delle cure prestate
La parola ‘non-allineati’ evoca in tutti noi un significato chiaro che è stato ben rappresentato dal commento un lettore: professionisti (medici e non) qualificati e maggiormente preparati  che non sarebbero in condizione di esprimere il loro valore perche’ costretti a lasciare posti di responsabilità a persone incapaci ma premiate esclusivamente per motivi politici o lobbistici.
Ho provato pertanto ad applicare questa definizione ai casi proposti dalle due lettere che sono state pubblicate.
La prima è relativa alla divisione di malattie infettive. Il direttore di questo reparto è il prof. Paolo Grossi, forse il massimo esperto internazionale nei trapianti di pazienti HIV positivi, consulente del Centro Nazionale in questa materia. Nei quasi 10 anni di sua conduzione, il reparto di malattie infettive ha mantenuto altissimi livelli di qualità’, nonostante le infelici condizioni delle strutture, che si sono risolte solo nella primavera scorsa con il trasferimento nel nuovo reparto. Non vi è alcuna segnalazione di pazienti relativa alla qualità dell’assistenza prestata: i dati di attività sono buoni e la produzione scientifica di primissimo livello. Quali altri parametri dovrebbe valutare un direttore generale per determinare la qualita’ delle cure e l’efficienza di un reparto?
Si può parlare di un pregiudizio ‘politico’ verso le persone più competenti? Non mi pare.

La seconda lettera, se ho ben compreso (il testo era un po’ criptico),  fa riferimento ad un requisito necessario per assumere posizioni di coordinamento o organizzative (entrambe non dirigenziali) per il personale infermieristico e tecnico. Nel primo caso (posizioni di coordinamento) il requisito è previsto contrattualmente e viene applicato dall’azienda ospedaliera; nel secondo caso (le posizioni organizzative) non esiste una norma di riferimento ed il master viene considerato solo fra gli elementi preferenziali di valutazione. In tutti e due i casi la scelta dei coordinatori e delle posizione organizzative non viene operata dalla direzione aziendale ma avviene tramite procedure di selezione di cui il direttore generale prende atto.
Anche in questo caso esiste però un riscontro pratico per valutare le scelte operate: la qualità del lavoro svolto dal nostro personale tecnico e infermieristico. Questa mi è stata più volte confermata sia da diversi primari, che prima di venire a Varese hanno potuto frequentare altri ospedali, sia dai molti pazienti che ci scrivono per ringraziare il personale infermieristico per l’umanità, la preparazione e la buona assistenza prestata. Segno di una scuola infermieristica di ottimo livello, ma anche di una capacità di gestione e di coordinamento del personale che ha nel dipartimento SITRA (Servizio -Infermieristico, Tecnico, Riabilitazione Aziendale) il suo centro. Un’ultima annotazione al riguardo: la lettera è giunta mentre è in corso la discussione con il tavolo sindacale circa i criteri di valutazione da utilizzare per l’assegnazione delle posizioni organizzative.
Ogni segnalazione critica è meritevole di attenzione, ma spero si possa in questi due casi almeno dubitare che la parola ‘non-allineati’ sia stata usata per mascherare fini diversi: i problemi relazionali con un primario piuttosto l’utilizzo di determinati criteri di valutazione per l’assegnazione di incarichi.
Problemi che, sia ben chiaro, hanno una loro dignità e meritano di essere discussi e affrontati, purchè però il confronto, anche acceso, sia rispettoso, aperto, leale e senza scorciatoie. Soprattutto mantenendo come riferimento il bene dell’ospedale e soprattutto dei suoi assistiti.
Questo principio spero possa valere anche nel rivedere le modalità di comunicazione con e fra i dipendenti: riconosco che queste lettere sono spia di un disagio che va affrontato.

Il problema però non credo sia la ‘censura’: la disposizione dell’azienda (credo comune a tutte le aziende del mondo, ospedaliere e non) non è orientata a vietare la critica ma ad avere informazione preventiva di quanto si intende comunicare all’esterno, nella convinzione che in un sistema fisiologico la comunicazione interna dovrebbe precedere quella verso i media. Il disagio nasce proprio da qui: se una parte dei dipendenti ritiene che ‘per farsi sentire’ debba passare direttamente ai media, significa che non riconosce validita’ ai canali di comunicazione interni: le relazioni sindacali, le segnalazioni al proprio responsabile o al servizio personale, alla direzione medica di presidio, fino ad arrivare alla direzione aziendale. Come direttore generale sento la responsabilità di questo disagio e confesso di non avere una soluzione pronta per rispondervi, salvo confermare la mia disponibilità e volontà all’ascolto
e al confronto di istanze anche dure, ma portate avanti con limpidezza e senza rifugiarsi in stereotipi. Sarebbe bello che anche da chi è intervenuto in questo dibattito possa arrivare qualche proposta.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 16 Aprile 2009
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