Lonate: una città, il suo stemma e mille anni di storia
Gran pubblico per la presentazione del volume del prof. Franco Bertolli che documenta le antichità cittadine, su tutte il simbolo delle tre lune
Lonate lustra il suo orgoglio municipale: e lo fa andando a recuperare la propria storia, antica di più di mille anni. È questo lo spirito del volume "Lonate Pozzolo, il Comune e il suo stemma" curato dal prof. Franco Bertolli, studioso esperto di vicende locali, già insegnante e responsabile della biblioteca di Busto Arsizio. Un’opera importante, che con fotografie, documenti, simboli araldici riporta alla vita una storia secolare; un gesto d’amore per la città. Così lo intepreta anche il sindaco Piergiulio Gelosa che ha introdotto la serata di presentazione dell’opera presso il monastero di San Michele, resa felice non solo dal bel clima primaverile ma da una presenza numerosissima. «Abbiamo voluto riconoscere tutti quanto contrbuiscono o hanno contribuito alla vita di Lonate» ci dice «per questo sono stati invitati tutti gli ex sindaci, i sindaci dei Comuni vicini (presenti ad esempio quelli di Busto Arsizio e Somma Lombardo ndr), gli esponenti delle associazioni. Un grazie va anche alla Pro Loco e alla nostra Fanfara dei bersaglieri che ci accompagna questa sera». Un pubblico che ha visto tra l’altro vari esponenti politici, non solo sindaci, e con le elezioni di qui a due mesi forse anche gli ultimi ritocchi ai nastri di partenza della competizione amministrativa.
Quella che il professor Bertolli va a raccontare è una storia "minore" che non vederete sui manuali di scuola, ma non per questo priva d’interesse. In passato Lonate era un centro più importante, relativamente, di come si è sviluppato negli ultimi secoli. Il documento più antico in cui è citata è dell’anno 973, in pieno "secolo di ferro". Già allora dominano i signori De Lonate, quei Lonati che due secoli dopo saranno giò dispersi per la Lombardia lasciando sul posto quale eredità lo stemma con le tre lune a "dorso" in giù. Una signoria che non impedirà il sorgere della "vicinantia", della "comunanza", insomma del Comune medievale "nonno" insieme plebeo e nobile dei Comuni moderni. La Lonate di allora era centro non secondario, con una vivace presenza artigiana, casate nobili con interessi terrieri – del 1353 è un’antica lapide erosa dal tempo ancora visibile in quel di Sant’Antonino, che testimonia dei Crivelli, famiglia lombarda di spicco – in un paesaggio di foreste, prati irrigui, rogge punteggiate di mulini, fra il mormorio del Ticino e quello dell’Arnetta che allora non si spagliava ma – documento del 1100 alla mano – finiva nel fiume azzurro in quel di Castelletto di Cuggiono. Il declino venne con la tremenda battaglia di Tornavento, oggi folclore e mito nelle rievocazioni, allora tragedia e strage. Un centro artigiano si ridusse a un’economia puramente contadina: il resto lo fece nell’Ottocento il declino delle vie d’acqua e dell’energia idraulica a favore di nuovi tracciati e ferrovie (asse Sempione). Nel 1869 il Comune assumeva l’assetto attuale inglobando Sant’Antonino e Tornavento; poi sarebbe arrivata l’ondata industriale, l’"usurpazione militare" degli aeroporti di guerra, il dinamismo del miracolo, lo stravolgimento delle migrazioni nazionali e globali, fino all’odierna ansia di aggrapparsi alle radici per non perdersi nel magma di un mondo diventato stretto. Sempre sotto il segno delle tre lune.
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