«E’ la fiducia l’ingrediente che ancora manca»
A Malpensafiere una riflessione a più voci su come uscire dalla crisi. Protagonisti Domenico Siniscalco, già ministro dell'economia, e il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Ma non solo
La crisi: cos’è, da dove si può ripartire. Benchè argomenti trattati a lungo in questi ultimi mesi, c’è ancora molto da esplorare e da riflettere su quello che è stato un vero big bang per l’economia mondiale. Dal palco dell’assemblea Univa 2009 ci hanno provato in diversi: da Domenico Siniscalco, intervistato dal Vicedirettore del Sole24 Ore (e direttore di Radio24) Gianfranco Fabi, al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia nella sua relazione finale e ai professori Giuseppe De Rita e Marco Fortis, intervenuti in video"a supporto" della relazione di Michele Graglia.
Come stiano le cose adesso, è apparso subito chiarissimo a tutta la platea di MalpensaFiere: «Che la crisi sia violentissima e che sia la peggiore dal dopoguerra a oggi è un dato di fatto – ha chiarito fin da subito, nel suo intervento, il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia – È globale e ha toccato tutti. E per tornare ai livelli di produzione normali abbiamo davanti un periodo lungo e un percorso faticoso, in alcuni casi doloroso».
E che la ripresa di cui si parla non sia poi tanto da affrontare con gli occhiali rosa, è stato ancora più chiaro: «Più che una ripresa sarà una convalescenza – ha precisato Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison e professore di economia alla Cattolica, nel suo intervento – I paesi emergenti ci impiegheranno un paio d’anni prima di tornare ai vecchi tassi di crescita, e i settori dell’auto e dell’edilizia faticheranno ad uscirne. Mentre le banche hanno ancora bisogno di ripulire i loro bilanci per ripartire, perchè dai titoli tossici non siamo ancora venuti fuori»
Ma questo territorio, come si dice, “ha i fondamentali”. Innanzitutto perchè: «Voi siete gente che non molla» come ha dichiarato Domenico Siniscalco, economista e ministro “tecnico” di un paio di governi Berlusconi. E poi perchè: «Ci hanno fatto diventare matti col problema del debito pubblico italiano, ma con questa crisi abbiamo imparato che il debito privato può diventare un problema anche più serio. E invece questa è la forza degli italiani: a fronte del debito pubblico, da noi c’è un potente credito privato. Cosa che negli altri paesi non succede».
Morale: «Una cosa che abbiamo imparato da questa crisi è che bisognerebbe astenersi dalle previsioni. Perchè ci si sbaglia molto».
Secondo Siniscalco, la verità da trarre è una: «Una società ragionevole si regge sull’equilibrio di tre sfere: mercato, stato e società civile. Se non si torna a un riequilibrio di questi elementi, non credo onestamente che possa tornare la fiducia, necessaria per ripartire. E’ la fiducia, in realtà, l’ingrediente che ancora manca».
«Se è vero che la fiducia è l’unico unico ingrediente non ancora disponibile, è anche vero che non si può né comprarla al mercato, nè estrarla dal sottosuolo – ha ribattuto alla “provocazione” il presidente di Univa Michele Graglia – Gli unici che possono creare la fiducia sono gli imprenditori qui davanti, perchè se hanno fiducia loro, ce l’hanno anche quelli che lavorano per loro. Per questo bisogna aiutarli a riconquistarla».
Una frase di lì a poco confermata da Emma Marcegaglia nel suo discorso conclusivo. Che ha affrontato la crisi ricordando che niente sarà più uguale: «I consumi saranno diversi, anche il rapporto qualità – prezzo sarà diverso: conterà più la funzionalità che il marchio, un ritorno alla sostanza che darà maggiore importanza all’innovazione e alla tecnologia».
Un cambiamento radicale, secondo un nuovo modo di pensare ben descritto dall’intervento di Giuseppe De Rita: «La nuova parola d’ordine è ri-pensare. Pensare più volte a quel che serve, riflettere prima di comprare. È un’atteggiamento che ci ha salvati e che adesso si fa più forte. Non è prudenza e sospetto: la definirei “temperanza agiata” quel prendere solo quel che serve anche se si avrebbero i mezzi per prendere di più».
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