C’è chi li chiama “cinesi banana”
Un film documentario racconta l'Italia dei cinesi. Un viaggio nella vita quotidiana della comunità straniera più diffusa e meno conosciuta
C’è chi lavora dodici ore al giorno. Chi si sposta da una regione all’altra. Chi dice "sto facendo questi sacrifici perchè i miei figli non debbano lavorare così duramente per tutta la vita". Sembra il racconto dell’Italia del boom economico ma non sono gli italiani i protagonisti e non sono gli anni Sessanta.
Oggi i cinesi sono la comunità straniera più diffusa in Europa ma anche quella meno conosciuta. "Miss Little China" è il film-documentario che, oltre a sfatare la montagna di luoghi comuni che li riguardano, racconta la vita in Italia di questi immigrati. Il reportage, diffuso da Chiarelettere e integrato con un nuovo libro di Raffale Oriani e Riccardo Staglianò, è firmato da Riccardo Cremona e Vincenzo de Cecco.
«Quella cinese – spiega De Cecco – è una comunità poco conosciuta e "vittima" di strane credenze spesso infondate. Questo lavoro ci ha permesso di conoscere le famiglie immigrate che vivono in Italia e capire da subito che nei nostri confronti c’è curiosità e voglia di apertura. Siamo stati sorpresi dalla loro accoglienza». Nel viaggio nell’Italia dei cinesi un ruolo importante spetta ai giovani, gli immigrati di "seconda generazione", simili agli italiani nella voglia di vivere e divertirsi ma anche diversi per necessità: «Ai ragazzi cinesi viene data molta responsabilità all’interno delle famiglie – aggiunge il regista -. Spesso fanno da traduttori e sono il tramite tra la loro famiglia e gli italiani durante le negoziazioni commerciali. L’interesse di madri e padri cinesi passa dalle parole dei loro ragazzi. Ma loro sono forti e riescono a portare avanti questo compito. Amano l’Italia e si definiscono "cinesi banana": gialli fuori e bianchi dentro».
Uno su cinque, si legge nel libro, è imprenditore. Anche oggi, nell’era segnata dalla crisi economica. «È sorprendente – continua De Cecco – vedere come queste persone riescano a trovare delle opportunità anche in un paese come l’Italia che spesso, per gli stessi italiani, ne offre poche. Abbiamo incontrato persone che lavorano duramente per trasformare la propria esistenza. Sono lo specchio degli italiani degli anni passati, si danno completamente al lavoro e lo fanno, dicono, "per offrire una vita diversa ai nostri figli"». Anche la loro "distribuzione geografica" segue la mappa economica della nostra nazione. «Le comunità più numerose hanno un legame stretto con i luoghi d’Italia dove il settore manifatturiero era forte e diffuso, come Prato. Oggi lì vivono molti piccoli imprenditori venuti dalla Cina. Sono lavoratori tenaci che si adattano al cambiamento. Aprono un ristorante, se non funziona lo trasformano in un’impresa, se non funziona cambiano ancora ma alla fine riescono nel loro intento. Sono la dimostrazione che non è più forte chi non cade mai ma chi, quando cade, si rialza».
E gli italiani? «Sono terrorizzati da un’invasione – ha concluso De Cecco -. Penso che un messaggio di fondo non sia passato. I cinesi sono affamati dei nostri prodotti, sono un mercato dalle alte potenzialità. Eppure non esiste ancora un canale vero d’esportazione dei prodotti italiani. Il paradosso è che sono proprio i cinesi di seconda generazione a portare in Cina il made in Italy».
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
mike su La neve in montagna continua a sciogliersi. Contro la siccità si aspetta la pioggia
Felice su La festa "techno" nei boschi di Lonate Ceppino causa proteste
Rolo su Pullman in sosta con i motori accesi, la segnalazione e la risposta di Autolinee Varesine
lenny54 su "C'è del dolo nelle modifiche al Superbonus"
Felice su Architetti, geometri, ingegneri e costruttori all'unisono: "Da Super Bonus a Super Malus"
Felice su Dentro la loggia del Battistero di San Giovanni a Varese restituita alla città





Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.