“Con la crisi qualcosa è cambiato”

L'ostilità crescente spaventa gli stranieri: alle difficoltà burocratiche si aggiunge la diffidenza di molti. "Ci sentiamo trattati come animali: buoni solo per lavorare"




«C’è un aria davvero malsana: noto che sul lavoro ci guardano come per dire “voi siete quelli che portano via il lavoro agli italiani”. La crisi ha peggiorato la situazione». Parla chiaro il senegalese Bamar. Forse è un’osservazione ovvia, ma viverla sulla propria pelle è un’altra cosa: ogni crisi economica crea ostilità verso chi è diverso. Basta questo a spiegare il cambiamento rispetto allo scorso anno? Qualcosa sembra essere cambiato, da parte degli stranieri – gli stessi che dicevano pochi mesi fa di non avere mai avuto particolari problemi – c’è la percezione di un’insofferenza crescente, un’ostilità che si percepisce nella vita di tutte giorni, ma anche nelle proposte politiche sull’immigrazione emerse nell’ultimo anno. «I problemi più sentiti sono quelli legati ai costi e ai tempi della burocrazia, in particolare per il rinnovo del permesso di soggiorno» spiega Giovanna Rossi, che come operatrice dello sportello Acli Colf tiene un contatto continuo soprattutto con le donne straniere. Per non parlare del problema della idoneità abitativa: trovare una casa è più difficile, i controlli diventano più stringenti. «E poi c’è il problema dei ricongiungimenti, troppo difficili» continua Rachid Samihik, marocchino che è anche rappresentante dell’associazione Shorafa in Italia.

Questi problemi, per gli stranieri, sono sempre esistiti. Ma la differenza è nell’ostilità crescente che gli stranieri hanno sentito sulla loro pelle. Molti, come l’operatrice sociale albanese Eni, si sentono trattati come animali da lavoro: buoni per lavorare, ma senza diritti sociali; senza luoghi di ritrovo, sono guardati con sospetto se stanno per strada per ritrovarsi, siano donne sole (come molte badanti) o famiglie intere. Lavorano, ma spesso sono relegati nei centri storici abbandonati dagli italiani. Altra questione, poi, sono le difficoltà dei luoghi di culto, che riguardano soprattutto i musulmani, come è apparso evidente anche dal recente dibattito a Samarate. Sintomi dell’ostilità crescente. L’eXtrafesta vuole dimostrare invece che gli stranieri, insieme agli italiani, possono dare un contributo alla società, creare spazi di convivenza, sconfiggere la paura.




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Pubblicato il 26 Giugno 2009
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