Referendum, chi dice si e chi dice no
Che cosa votano i partiti e quali indicazioni danno agli elettori ad una settimana dal voto? Scoprilo leggendo le "dichiarazioni di voto" dei segretari provinciali
Ma che cosa votano i partiti al referendum? Innanzitutto, diciamo che i primi due quesiti vogliono creare una maggioranza più chiara in parlamento, e dunque nel tratto principale della proposta chiedono che alla lista vincente sia assegnato il 55% dei seggi, un modo per rendere più chiaro il risultato elettorale ed evitare ricatti e instabilità. I piccoli e medi partiti sono contro perchè se anche riuscissero a superare l’asticella per entrare in parlamento al 4% alla camera e 8% al senato, con un grosso partito che da solo tiene la maggioranza, vedrebbero il loro potere essere assolutamente ininfluente.
Dunque dicono no al referendum Idv, Prc, Pdci, Sinistra e libertà, Udc, Radicali, Mpa, Lega. Alcuni consigliano l’astensione, così da renderlo inefficace e lasciarlo senza quorum. Dicono sì, invece, il comitato promotore guidato da Mario Segni, e il Pd che ha scelto questa posizione per modificare l’attuale legge elettorale che affida alle segreterie dei partiti la scelta dei candidati, scippando di fatto la scelta ai cittadini. Berlusconi e il Pdl sono per la libertà di coscienza. Il premier aveva detto sì, ma ha annunciato che non avrebbe sostenuto il refendeum dopo il voto elettorale e dopo una cena ad Arcore con Bossi. Gianfranco Fini, invece, si è schierato per il sì. E in provincia?
La curiosità di sapere cosa votano i capi dei tre maggiori partiti è presto risolta.
Dunque dicono no al referendum Idv, Prc, Pdci, Sinistra e libertà, Udc, Radicali, Mpa, Lega. Alcuni consigliano l’astensione, così da renderlo inefficace e lasciarlo senza quorum. Dicono sì, invece, il comitato promotore guidato da Mario Segni, e il Pd che ha scelto questa posizione per modificare l’attuale legge elettorale che affida alle segreterie dei partiti la scelta dei candidati, scippando di fatto la scelta ai cittadini. Berlusconi e il Pdl sono per la libertà di coscienza. Il premier aveva detto sì, ma ha annunciato che non avrebbe sostenuto il refendeum dopo il voto elettorale e dopo una cena ad Arcore con Bossi. Gianfranco Fini, invece, si è schierato per il sì. E in provincia?
La curiosità di sapere cosa votano i capi dei tre maggiori partiti è presto risolta.
Stefano Candiani (Lega Nord): “La Lega l’ha già dichiarato, la gente diserti il voto referendiario, bisogna fare saltare il quorum. A Saronno la Lega sostiene la Renoldi, il nostro elettore deve andare a votare per il comune e rifiutare la scheda del referendum. Attribuire la maggioranza a solo una forza politica produrrebbe degli effetti sbagliati, avrebbe da sola la capacità di legiferare, sarebbe un condizionamento eccessivo al corpo legislativo. Nei comuni va bene, ma in parlamento porta a una possibile, e sempre dietro l’angolo, deriva autoritaria. Ma come fanno i progressisti a essere d’accordo?”
Stefano Tosi (Pd): “Abbiamo deciso di votare sì, il referendum aveva una sua forza quando vi era una grande frammentazione dei partiti, adesso ha un minore impatto sull’opinione pubblica, ma rimane l’esigenza di avere un confronto politico più semplice e lo stesso una minore frammentazione; abbiamo la necessità di dare al paese una maggiore semplificazione. Il Pd, ad esempio, autoriformandosi ha ridotto già la frammentazione”.
Rienzo Azzi (Pdl): "La nostra pozione è quella di Berlusconi, c’è la libertà di scelta. I motivi? All’interno dell’alleanza non tutti la pensano alla stessa maniera, quindi si tratta di non litigare su questo referendum, la cosa prioritaria sono le risposte che dobbiamo dare al paese, e visto che anche nel Pdl stesso non c’è una uniformità di vedute, crediamo che quella indicata del presidente Berlusconi sia l’unica possibile”.
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