Cassa integrazione, in sei mesi un’impennata senza precedenti
I dati Istat parlano di un aumento del 425 per cento rispetto al 2008. Giacinto Botti, della segreteria della Cgil Lombardia: "La ripresa reale dell’economia sarà lenta e complicata"
I dati sulla cassa integrazione nel periodo gennaio-giugno 2009 in Lombardia fanno segnare un aumento del 425% rispetto al corrispondente periodo del 2008. Lo dicono i dati Istat: «A dispetto delle rassicurazioni che il Governo continua a fornire sulla situazione economica e sulla prospettiva occupazionale del nostro Paese, l’allarme della Cgil resta alto sul piano nazionale e in Lombardia, dove si prospetta una situazione preoccupante per la ripresa dopo le ferie estive, con la possibilità di uscita dal mercato di molte imprese e con l’aumento dei licenziamenti e della disoccupazione – commenta Giacinto Botti, della segreteria della Cgil Lombardia, responsabile del Dipartimento Politiche Contrattuali -. Il flebile e fragile sussulto dell’economia di questi giorni, non si traduce in modo immediato e certo in una ripresa reale del sistema produttivo del paese; nella nostra regione le conseguenze concrete sul tessuto produttivo e occupazionale continueranno a farsi sentire, purtroppo, per un periodo non breve. La ripresa reale dell’economia sarà lenta e complicata, e deve essere favorita e accompagnata con misure e iniziative innovative, perché le vecchie strade attuate dal Governo anche con il decreto anticrisi, gli accordi separati, e le scelte tese a ridurre i diritti e il salario delle lavoratrici e dei lavoratori, sono fallimentari».
In particolare si osserva una forte crescita della cassa integrazione ordinaria (+680%) rispetto alla cassa straordinaria, che è più contenuta (+158%). Ad essere particolarmente interessato è il settore dell’industria, nel quale la cassa ordinaria cresce dell ’814% . Al suo interno si osserva un incremento senza precedenti nei trasporti e nelle comunicazioni (9923%), nelle attività metallurgiche (2273% ), meccaniche (1477%), del legno (1077%), del chimico (1091%). Le province maggiormente coinvolte dalla cassa integrazione sono Lecco (1200%), Cremona (852%), Brescia (699%), Lodi (664%) e Como (614%). Contemporaneamente, nei primi sette mesi del 2009 si registra l’incremento del tasso di disoccupazione e dei licenziamenti. Questo dato era già stato rilevato nel corso del secondo semestre 2008, quando si era interrotta la lunga fase discendente e il tasso di disoccupazione era salito dal 3,4 al 4%, mentre saliva anche il numero delle persone in cerca di occupazione (+10%), con un incremento dei disoccupati con precedenti esperienze lavorative (+13%). Le disoccupazioni a luglio del 2009 sono 19904, con un incremento del 128,40% (nello stesso mese del 2008 erano 8.714, cioè meno della metà). Le mobilità sono a luglio 11120, di cui 1896 solo nell’ultimo mese (per la seconda volta il totale più alto da 5 anni a questa parte). In totale i licenziamenti nel periodo gennaio-luglio 2009 sono 31161, con un aumento del 73,84% in rapporto allo stesso periodo del 2008.
«Tutti i dati elaborati da noi, come del resto quelli elaborati dalle associazioni datoriali, dalla Banca d’Italia, dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL) nel suo ultimo rapporto, confermano le preoccupazioni ed evidenziano la profondità di una crisi dal carattere inedito e strutturale che investe in Lombardia, pur in termini diversificati, tutti i territori e tutte le produzioni manifatturiere, la distribuzione commerciale e i servizi – continua Botti -. La crisi nella nostra regione si inserisce in un contesto di 10 anni di crescita modesta, di perdita di competitività a livello europeo e di una minor crescita del Pil, e investe un sistema produttivo che ha accumulato ritardi rispetto alla ristrutturazione e alla ricollocazione dell’impresa e dei suoi prodotti. Il commercio internazionale ha subito un tracollo; le aziende, che sono alle prese anche con il calo degli ordini e la contrazione della domanda interna, sono in difficoltà a reperire risorse, e possono contare su una liquidità molto scarsa anche a causa della stretta creditizia operata dal sistema bancario. La caduta della produzione industriale, se prolungata, porta in sé una prossima forte contrazione dell’occupazione».
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