Pd: “L’albo delle badanti è una nostra proposta”
Il Gruppo regionale consiliare del Pd, da mesi ha presentato un progetto di legge per la definizione di un albo con una proposta molto diversa da quella che fa la Lega solo oggi
Il Partito democratico lombardo definisce «irresponsabile» il provvedimento del Governo sulle badanti. Il Gruppo regionale consiliare del Pd, che da tempo lavora sul tema della regolarizzazione di queste figure professionali, ha presentato un progetto di legge, già diversi mesi fa, per la definizione di un albo, con una proposta molto diversa da quella che fa la Lega solo oggi. «Uno dei punti cardine del nostro pdl è che non si fa distinzione tra badanti italiane e badanti straniere», dicono Ardemia Oriani e Maria Grazia Fabrizio, consigliere regionali del Pd.
«Ricordiamo all’assessore Boni che la nostra proposta di legge sulle badanti, mai trattata sinora, conteneva l’istituzione di albi appositi per l’incontro della domanda e dell’offerta. Ci auguriamo che venga messa in discussione in Commissione al più presto», insiste Oriani che ha portato avanti insieme alla Fabrizio, prima firmataria della legge, e ai colleghi del Pd il progetto per favorire la regolarizzazione dei rapporti di lavoro, la formazione e la qualificazione professionale delle cosiddette «care givers» domiciliari.
Un esercito di 126mila persone, solo in Lombardia, delle quali 117mila straniere, la gran parte senza contratto (60% delle straniere), con un guadagno medio di 850 euro lordi (1200 euro con il contratto), che assiste il 30% dei 400mila anziani lombardi non autosufficienti.
«Queste lavoratrici intervengono a sostituire un’assistenza, nei confronti delle persone non autosufficienti, che il welfare regionale non è in grado di garantire – insiste Oriani –. Solo il 3,5% degli anziani in regione riesce a ottenere assistenza domiciliare».
In Lombardia la presenza di numeri tanto importanti, sia di anziani non autosufficienti che di badanti, impone alla Regione di agire velocemente, secondo Fabrizio: «Già in passato avevamo sottolineato la forte discriminazione che si compie ogni giorno verso persone che vivono nelle nostre famiglie e avevamo chiesto a Regione Lombardia di farsi capofila per risolvere un problema umano e sociale di grandissima attualità. Invece, evidentemente, nell’agenda regionale questi problemi non sono all’ordine del giorno e si lasciano sulle spalle dei cittadini e delle amministrazioni comunali, che non hanno le risorse adeguate per gestirli efficacemente».
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