“Quest’acqua di lago si può anche bere”

Piero Chiara guardò Monate e si lasciò ispirare dalla sua banca: nacque così il gustoso racconto "La banca di Monate". Io non avrei dubbi, i miei occhi si tufferebbero subito nel lago, attratti da colori che ricordano acque sarde o di isole esotiche. Un po’ d’enfasi non stona, perché il nostro laghetto (per fortuna ancora poco conosciuto dai varesini) certe lodi se le merita tutte. E stamani, lunedì 6 luglio (pareva d’essere finiti in paradiso) alcuni tecnici del Ccr di Ispra, dopo aver solcato le acque con un canotto e raccolto campioni per analizzarli, hanno concluso: «Quest’acqua la si può anche bere».
Poi hanno ammesso con una certa malinconia che è il solo lago così ben messo, fuori dall’ordinario, perché (a parte il lago di Comabbio, che si difende) il lago di Varese soffoca nelle alghe (e proprio in questi giorni una patina giallastra lo svilisce), e il lago Maggiore ha più di una ferita, soprattutto di mano in mano che si sale verso il nord, varcando il confine. Per Monate è tutta un’altra faccenda: merito della cura riservata al liquido catino dai suoi abitanti (per lo più ville private) e merito di una favolosa sorgente che, a metà lago, favorisce il ricambio dell’acqua. Sia quel che sia, che non lo si dica troppo in giro ma il lago di Monate è davvero una perla (la più grossa e brillante) nella collana non sempre preziosissima, che noi varesini possiamo metterci al collo, vantandoci d’essere finiti, per nascita o per scelta, in un gran bel posto. Per carità, che non si rovini anche questo. I nostri figli avranno pure qualche diritto, lasciamogli almeno il laghetto di Monate, dove stare un po’ a mollo, rinfrescarsi, lustrarsi gli occhi e ringraziare, Padre Eterno o madre natura, a seconda delle preferenze.