Questa è la storia di un piccolo seme

Legni abbandonati dal Toce sulle sponde del Lago Maggiore, raccontano storie nelle mani di Donatella Mora

Un piccolo seme portato da chi sa dove, trova il suo luogo ideale. Terreno scelto un po’ per caso un po’ per destino. Proprio lì, lontano dai fiori che lo hanno generato germoglia e cresce.
Vede il trascorrere del tempo, il passare delle stagioni, il sole e la pioggia, quel vento tanto amato e la bianca candida neve.
 Diventa albero, bello, imponente, forte. Gli anni passano e la natura fa il suo corso, l’albero muore si rompe sotto il peso della prima forte pioggia, i suoi rami si spezzano e cominciano una lunga corsa verso valle.
Il suo viaggio dura tempo e tempo, si mescola con l’acqua dei ruscelli, con il sole dell’estate, con il profumo della montagna, fino a quando il Toce, fiume generoso, lo raccoglie e lo porta con sé.
 Il viaggio continua e arriva a valle tuffandosi nel Lago Maggiore. Si arena in piccola spiaggia isolata, termina la sua corsa e mani attente lo raccolgono. Si prendono cura di lui, lo asciugano, lo osservano, lo scelgono. Le mani sono quelle di Donatella Mora, che un po’ per gioco e un po’ per destino comincia a raccogliere quei legni strani, segnati dal loro lungo viaggio, dal tempo. Nelle sue mani e, soprattutto nella sua testa, quei pezzi apparentemente insignificanti, prendono vita, si trasformano diventano animali immaginari. bulloni, vecchi ferri, maniglie diventano occhi, zampe, colli e acuti denti. Ad accoglierli leGhiacciaie di Cazzago Brabbia con la mostra “Conservazione: il lavoro dell’acqua e della memoria” all’interno della rassegna del Festival dei Laghi. Un viaggio fantastico di un piccolo seme.

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La memoria dell’acqua 4 di 7
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Pubblicato il 17 Luglio 2009
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