“Vicino al tricolore non c’è posto per altro”
Giorgio Grasso, docente di diritto pubblico dell'Insubria, commenta la proposta della Lega Nord di affiancare alla bandiera gli stemmi delle regioni: «Dalla maggioranza troppe spallate alla Costituzione»
«L’articolo che disciplina il tricolore è inserito tra i principi fondamentali della Costituzione. Al pari quindi del principio democratico o il diritto di uguaglianza. Quest’ultimi non possono essere sottoposti a revisione costituzionale. Sarebbe come mettere in discussione dei capisaldi del nostro ordinamento». A concretizzare, dal punto di vista giuridico, la proposta della Lega Nord di inserire i simboli delle Regioni tra le disposizioni costituzionali, è Giorgio Grasso, docente di diritto pubblico e amministrativo della facoltà di economia dell’Università dell’Insubria.
Professor Grasso, la proposta leghista è attuabile dal punto di vista del diritto costituzionale?
«Diciamo che pone delle riflessioni. Sull’articolo 12 i giuristi non hanno una posizione unanime: c’è chi sostiene che il tricolore è fondamentale perchè è collegato all’articolo 1 e all’articolo 139, quello che stabilisce la forma repubblicana dello Stato. Per questo motivo la norma non può essere modificata. Ma c’è anche chi mette in dubbio il fatto che la bandiera della Repubblica abbia lo stesso peso dei diritti inviolabili e quindi apre la discussione alle possibilità di modifica».
La proposta della Lega è stata motivata dalla volontà di tutelare l’identità territoriale. Condivide questa posizione?
«Sono perplesso. Io sono tra quelli che collegano la norma della bandiera ai principi fondamentali, in quell’articolo non c’è, a mio avviso, posto per altro. Penso che debba esserci una distinzione tra ciò che è la Repubblica e gli altri livelli territoriali. Ma non sono il solo a sostenere questo: nel 2002 la Regione Liguria con una delibera aveva chiamato "Parlamento" il Consiglio Regionale. La Corte Costituzionale però intervenne bocciando questa decisione e sostenendo che il Parlamento è solo quello nazionale. Allo stesso modo nel 2007 la Sardegna venne richiamata dalla Corte perchè aveva introdotto il termine "sovranità" in riferimento alla Regione. Anche in questo caso i giudici avevano ribadito che la parola "sovranità" è esclusiva dello Stato. Penso che in questo caso si possa fare un ragionamento analogo: la bandiera della Repubblica è una, ne rappresenta l’unità».
Da tempo si discute di possibili cambiamenti alla Costituzione. Negli utlimi mesi però si sono fatti più frequenti gli attacchi della maggioranza al testo costituzionale. Secondo lei la Carta fondamentale ha davvero bisogno di una revisione?
«C’è una forte tentazione a dare delle spallate alla Costituzione. Io penso che si debba fare molta attenzione: la Carta può avere bisogno di una "manutenzione ordinaria" fatta con larga maggioranza. Temo però gli stravolgimenti e sono contrario a ogni tipo di intervento straordinario del quale, a mio avviso, non abbiamo bisogno».
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