“Il Governo non deve confondere i frontalieri con gli evasori”

Un gruppo di deputati ha presentato un'interrogazione al ministro dell'economia sullo scudo fiscale. La maggior parte dei lavoratori sono varesini (circa 17mila) e comaschi (circa 15mila)

cesare damiano frontalieri I lavoratori frontalieri e le norme sullo scudo fiscale sono al centro di un’interrogazione urgente sottoposta dai deputati Franco Narducci, Chiara Braga e Cesare Damiano: essa fa seguito alla richiesta di intervento dei sindacati in proposito, inviata a tutti i parlamentari eletti nelle provincie di Como,Sondrio, Varese, Verbano-Cusio-Ossola e nella circoscrizione estero, residenti in Svizzera. 

I numeri– «Sono oltre 55mila le lavoratrici e i lavoratori italiani occupati in Svizzera – si legge nel testo del documento presentato al ministro dell’economia Giulio Tremonti – nei Cantoni di frontiera Ticino, Vallese e Grigioni – con il permesso di frontaliere rilasciato dalle autorità elvetiche. Stante le leggi vigenti essi risiedono in Italia. La maggior parte di essi proviene dalle Province di Varese (circa 17mila) e Como (circa 15mila). Il numero dei frontalieri è destinato ad accrescersi per effetto della mobilità

occupazionale e delle disposizioni di legge che regolano l’accesso al mercato del lavoro elvetico, frutto degli accordi bilaterali stipulati con l’Unione Europea e conseguente introduzione della libera circolazione delle persone e delle facilitazioni in materia di permessi di residenza».

Le norme fiscali – «Le lavoratrici e i lavoratori frontalieri occupati in Svizzera  – si legge nel testo dell’interrogazione – sono soggetti, per quanto riguarda salari, stipendi ed altri elementi facenti parte della remunerazione che ricevono in corrispettivo di una attività dipendente, all’imposizione fiscale soltanto in Svizzera; una parte di circa il 40% del gettito fiscale proveniente dalla summenzionata imposizione, ai sensi degli art. 2, 3 e 4 dello stesso Accordo, viene retrocessa ogni anno al Ministero del Tesoro Italiano quale compensazione finanziaria per le spese sostenute dai Comuni italiani di confine»

Crisi e scudo fiscale: nuovi problemi – «I lavoratori e le lavoratrici frontalieri occupati in Svizzera hanno denunciato nei giorni scorsi il timore che con l’applicazione del provvedimento sullo scudo fiscale varato dal Governo Italiano si troveranno ad ottemperare alle disposizioni del monitoraggio fiscale e dello stesso scudo. I frontalieri – già alle prese con l’instabilità occupazionale che si registra in Svizzera e con i licenziamenti che hanno colpito molti di loro, nonché le complicazioni che insorgono quanto si svolge attività lavorativa all’estero e si risiede in Italia – esprimono forte preoccupazione per la inadeguata considerazione verso le questioni da loro poste, temendo inoltre di essere equiparati a coloro che hanno esportato illegalmente capitali all’estero; la lotta all’evasione e agli illeciti finanziari è sacrosanta, ma in questo caso non stiamo parlando di persone che hanno trovato rifugio nei paradisi fiscali, bensì di persone che pur in condizioni gravose e difficili (basti pensare ai passi alpini),

hanno pagato le tasse ed hanno contribuito a sviluppare l’economia dei Comuni di confine e ad aumentare la ricchezza del nostro Paese; accanto alla questione dei frontalieri in attività lavorativa, vi è quella altrettanto preoccupante degli ex-emigrati rientrati in Italia, iscritti in precedenza all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE).

In Ticino una protesta contro l’Italia – «L’Agenzia delle entrate, nell’ambito dell’azione di contrasto agli illeciti finanziari internazionali, ha inviato circa 40 mila comunicazioni a contribuenti che negli ultimi cinque anni sono stati iscritti all’AIRE. Il questionario allegato alla comunicazione, oltre a richiamare alcuni specifici obblighi dichiarativi, reca le sanzioni previste in caso d’inosservanza. Al riguardo, occorre distinguere tra chi ha preso la residenza fittizia nei paradisi fiscali per evadere il fisco e chi all’estero, nel nostro caso in Svizzera, ci è andato per lavorare. L’Agenzia delle entrate, per altro, ha posto una scadenza di 30 giorni per la restituzione dei questionari, un termine strettissimo per una direttiva diramata all’improvviso; l’applicazione dello scudo fiscale ha creato forti tensioni e nervosismo oltralpe, tanto che nel Canton Ticino è in atto una dura protesta contro il nostro Paese, proteste che minacciano addirittura modifiche all’accordo sui ristorni, che inevitabilmente colpirebbero senza motivo i lavoratori frontalieri. Giova ricordare, per altro, che in base agli accordi bilaterali Svizzera-UE un crescente numero d’imprese italiane, in particolare dalle regioni di confine, esportano servizi e prestazioni nei Cantoni elvetici confinanti, alleggerendo in tal modo le difficoltà con cui sono confrontati l’economia e il mondo del lavoro a causa della crisi finanziaria globale» 

Il Governo intervenga subito – «Tutto ciò premesso, gli interroganti chiedono di sapere se il Governo non reputi necessario intervenire con urgenza per riconoscere ai cittadini italiani suddetti l’esonero dallo scudo fiscale e dal monitoraggio fiscale, come già accaduto in altre situazioni similari, contribuendo in tal modo a riportare anche la dovuta serenità nei rapporti con i Cantoni svizzeri in cui operano in nostri concittadini».

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Pubblicato il 22 Ottobre 2009
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