Troppa ipocrisia sugli immigrati
In questi giorni si è svolta a Roma una manifestazione di cittadini stranieri, migranti, clandestini ed extracomunitari che voleva esprimere il disagio di essere stranieri in Italia e che segnalava il pericolo del razzismo in tutte le sue forme.
Vorrei dare solo pochi dati per capire un fenomeno che è circondato da molta ipocrisia. La ricchezza del nostro paese (prodotto interno lordo) è fatta dal 9,2% da immigrati di cui l’85% di loro sono lavoratori dipendenti che pagano le tasse regolarmente (poiché trattenute alla fonte). Hanno un tasso di attività del 73,7% che è superiore al tasso di attività italiano poiché sono mediamente più giovani e disponibili a lavorare.
Senza questa forza, l’Italia farebbe molta fatica: farebbero fatica i ristoratori a trovare lavapiatti, gli impresari edili a trovare muratori e persone di fatica, famiglie a trovare badanti per i loro anziani e colf per i loro figli piccoli. Farebbero fatica le imprese a trovare operai non specializzati, farebbero fatica nel settore dell’agricoltura del nord come del sud dove necessita forza fisica e resistenza al caldo e farebbero fatica i nostri ospedali a trovare infermieri. E mi fermo qui.
Sull’altro versante, forse pochi italiani si sono soffermati ad analizzare i dati apparsi recentemente sulle dichiarazioni dei redditi in Italia per l’anno 2008 dove risulta che moltissimi datori di lavoro, scandalosamente, dichiarano meno dei loro dipendenti, con una media che si aggira tra i 16.000 e i 20.000 euro. E questo riguarda le libere professioni, gli artigiani, i commercianti e il popolo delle partite iva. Ciò a significare che l’evasione fiscale è all’ordine del giorno e diventa sempre di più motivo di astuzia ed orgoglio e non di vergogna (“legittime difesa” come mi disse un giorno un leghista a proposito dell’evasione fiscale crescente). Ricordo che ad aggravare questa situazione è appena giunto un provvedimento – lo scudo fiscale – che rappresenta veramente un insulto a tutti i lavoratori dipendenti e alle oneste persone che pagano le tasse da sempre in modo regolare.
Se incrociamo questi due fenomeni viene chiaro che tutta la retorica sullo straniero è una grande costruzione messa in piedi per confondere gli elettori, spaventarli e nascondere la verità dei fatti. La verità è che si vorrebbe che gli stranieri fossero migliori di noi italiani perché possano vivere nel nostro paese e magari possano anche votare per le elezioni amministrative. La storia recente ha dimostrato che non esiste un’emergenza “sicurezza” e – confermato da un grande manifesto appeso nel tribunale di Varese – risulta che molti reati sono diminuiti negli ultimi anni. Anni e non mesi. Quello che trovo piuttosto insopportabile è la campagna di denigrazione costruita contro i lavoratori stranieri, gli zingari e gli extracomunitari in genere, la conseguente logica dei respingimenti, e la nuova legge sul reato di clandestinità.
A me sembra chiaro che questa logica dell’essere “contro” non può produrre beneficio al sistema Italia. Da una parte aumenta il livello delle tensioni sociali e del potenziale conflitto che si nasconde nelle sue pieghe e crea e peggiora il problema là dove vorrebbe risolverlo, perché emarginando, criminalizzando e ghettizzando gli stranieri in quartieri, zone, periferie degradate si rischia che il loro malessere cresca e si nutra poi di insofferenza ed odio. Dall’altra parte lo straniero rappresenta una risorsa reale per l’economia e andrebbe piuttosto apprezzato, valorizzato, rispettato e integrato non foss’altro per il servizio che rende all’economia del nostro paese. Una persona che si sente accolta, finisce per dare il meglio di sé a differenza di colui che si sente emarginato, discriminato, mal tollerato se non addirittura fatto oggetto di aggressioni.
Un governo autorevole dovrebbe avere la capacità di far rispettare le leggi (che ci sono) combattendo ad esempio la moderna forma di schiavitù praticata in alcune comunità cinesi oppure controllando veramente tutte le frontiere per regolamentare i flussi in entrata, via terra, mare e cielo per fare in modo che l’Italia non sia soltanto un luogo dove si rovesciano centinaia o migliaia di stranieri disperati, Dovrebbe essere in grado di far rispettare la legge a tutti, stranieri e italiani, gente comune e politici. Ma dovrebbe anche smascherare l’ipocrisia di chi dice di non volere lavoratori stranieri salvo poi sfruttarli facendoli lavorare in clandestinità, come appare chiaro anche dal fallimento dell’emersione dal lavoro nero per colf e badanti. Un paese moderno, forte e orgoglioso della sua potenza economica deve essere in grado di integrare le forze straniere di cui ha bisogno e anche saper imparare e cogliere la ricchezza delle culture diverse dei cittadini che vengono a vivere da noi. Al posto di inventare colorite quanto inesistenti origini celtiche per i popoli “padani”, si potrebbe imparare dalle comunità africane come fare a vivere in comunità fondate sulla solidarietà, l’aiuto reciproco, la vicinanza e la prossimità. Per citare uno scrittore che mi è caro:
“L’identità che ha paura dell’altro, che si costruisce in funzione e contro altre identità, che esclude e costruisce muri di protezione, sarà sempre un’identità debole”. (Bjorn Larsson – “Bisogno di libertà)
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