Caianiello: “Il prezzo dell’acqua si alzerà”
Gioacchino Caianiello, presidente di Amsc, società multiservizi , applaude al decreto che riforma le utility (acqua, rifiuti e trasporti). «Io sono convinto che il pubblico stimolato puo’ sconfiggere il privato perché l’unico interesse che ha è quello dei cittadini»
Gioacchino Caianiello, presidente di Amsc, la società multiservizi di Gallarate, applaude al decreto che riforma le utility (acqua, rifiuti e trasporti), ma al tempo stesso prende tempo. Infatti, per capire cosa accadrà esattamente con il decreto Ronchi, bisogna aspettare il regolamento d’attuazione.«Il provvedimento – spiega Caianiello – ha ottemperato alle disposizioni dell’Unione Europea che ha fatto pressing sul governo. La liberalizzazione va verso due obbiettivi importanti: la proprietà delle reti, che rimane al pubblico, e la gestione, su cui interviene il privato. Quest’ultimo è un aspetto cruciale, perché oggi i comuni hanno problemi di stabilità. Le tariffe dell’idrico sono ferme da dieci anni e non sono stati fatti investimenti sulla rete idrica. Quindi per recuperare il gap di inefficienza occorre l’aiuto dei privati».
La preoccupazione sollevata da più parti è l’aumento delle tariffe dell’acqua, come conseguenza diretta del processo di liberalizzazione. «Mediamente in Italia un metro cubo d’acqua costa 1 euro, contro i sei euro per metro cubo della Germania – continua il presidente di Amsc –. Quindi è inevitabile che il prezzo si alzerà. C’è un fatto culturale, ovvero l’acqua non va sprecata. La gente lava inopinatamente la macchina , svuota e riempie piscine, non osservando le ordinanze dei sindaci. Occorre una nuova coscienza sul valore di questo bene, perché tra 20 anni le guerre non si faranno più per il petrolio ma, appunto, per l’acqua. Io però sono convinto che se rendi la rete di distribuzione efficiente hai anche la possibilità di ritoccare le tariffe e di contenerle».
Tra gli argomenti a favore del decreto Ronchi, c’è dunque anche quello dell’efficienza delle reti idriche: oggi in Italia su 100 litri di acqua, 30 vanno persi perché le tubature sono vecchie e piene di falle. «I comuni non fanno più investimenti perché non ci sono i soldi – conclude Caianiello -. Le tubature dell’acqua stanno sottoterra, non si vedono e quindi non giovano al marketing politico. Insomma, è un’opera pubblica che non paga dal punto di vista dell’immagine. Inoltre, il decreto permette al pubblico di partecipare alle gare di gestione, quindi quelle aziende pubbliche che sono efficienti e sanno fare il loro mestiere possono dimostrarlo sul mercato. Io sono convinto che il pubblico stimolato puo’ sconfiggere il privato, perché l’unico interesse che ha è quello dei cittadini, i suoi veri portatori di interesse».
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