“Ci eravamo accorti dei cinesi, ma non siamo stati curiosi”
Parlano i vicini di casa. Il proprietario italiano della casa rischierebbe la confisca ai sensi della legge anticlandestini ma la magistratura sta valutando: in realtà è stato il suo affittuario a subaffittare
Fabbrica fantasma a Casorate, ci sono ancora dettagli da chiarire. Tra questi, che fine farà l’immobile. Il proprietario della villa è italiano. E’ ampia ben 1200 metri quadri su tre piani (dall’esterno è difficile avere l’idea di quanto siano ampi gli spazi), e attualmente sotto sequestro preventivo. Al momento non è semplicissimo decidere il da farsi. Di norma quando si affitta un immobile a clandestini, questo viene sequestrato, come da decreto 92/2008, per essere eventualmente confiscato e messo all’asta. Il proprietario però aveva affittato ad una sola persona, regolare per di più: il signor L., cinese. È da lui che parte la catena del subaffitto. E la precisazione "salvo che appartenga a persona estranea al reato", riguardo all’immobile, non è secondaria.
A rispiegare come sono andate le cose è la responsabile della Polizia locale di Casorate,
Caterina Buffardeci (nella foto). L’ufficio è piccolo, ha appena quattro agenti in tutto, ma è da lì, d’iniziativa, che è partita l’indagine, proprio dalla documentazione sulla casa. L’affittuario cinese aveva subaffittato a due connazionali, uno dei quali si è traferito poi a Gallarate nel dicembre dell’anno scorso. Restava un singolo subaffittuario, imprenditore tessile. Pareva strano che una villa di quelle dimensioni fosse affittata ad una singola persona: la comandante e gli agenti si sono messi in moto e hanno compiuto degli appostamenti, di giorno e di notte, a volte in borghese, accertando ben presto che le luci restavano sempre accese e che un furgoncino bianco andava e veniva regolarmente. Non appena si è avuta certezza che c’era qualcosa da approfondire, Buffardeci ha contattato il luogotenente Michelangelo Segreto della stazione carabinieri di Somma Lombardo. Con la piena collaborazione dei carabinieri sono proseguiti gli appostamenti, appurando quanto avveniva intorno e all’interno della casa: poi, avvisati il nucleo carabinieri ispettorato del lavoro, Asl e Inail è scattato il blitz.
In via Gorizia, la zona è di pregio, con un verde di qualità: siamo dall’altra parte della ferrovia rispetto al nucleo del paese e al trafficatissimo Sempione, e pare un altro mondo, tanto più nella nebbia. Deserta e sigillata la villa, il cancello ancora semiaperto, rifiuti e oggetti abbandonati nel cortile. «Fotografate cos’han lasciato lì nel cortile» ci dice una vicina. Per problemi familiari ha avuto ben altro da pensare che occuparsi delle attività della casa di fronte. «Sapevamo che lì c’era una confezione, questo sì, ma non eravamo curiosi, ecco. La villa esiste da trent’anni, se ben ricordo. Se c’era gente che andava e veniva? Ogni tanto qualcuno, ma non ci si badava. Il problema, con i cinesi, è che ai nostri occhi si somigliano un po’ tutti, così…»
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