In provincia i malati si curano a casa propria
È partito negli ospedali di Varese il progetto regionale che porta le cure ospedalirere al domicilio dei malati terminali, in attesa che apra l'hospice
I malati terminali nella nostra provincia possono trovare assistenza all’hospice dell’ospedale di Busto o all’azienda Camelot di Gallarate.
Dal prossimo mese, al più tardi a gennaio, anche l’azienda ospedaliera di Varese aprirà la sua unità operativa dedicata. I lavori sono a buon punto e il direttore generale Walter Bergamaschi è fiducioso che entro breve tempo si completerà l’offerta di assistenza per questi pazienti malati di cancro e ormai inguaribili.
In attesa che apra il reparto, comunque, l’azienda ha avviato l’ospedalizzazione domiciliare, un servizio che permette un tipo di assistenza ospedaliera a casa propria. (A Busto il progetto è attivo dal febbraio scorso)
Il primo malato terminale curato a domicilio risale all’agosto scorso e oggi i pazienti sono oltre una decina. Il progetto regionale prevede che, nel caso il paziente abbia un domicilio adeguato e un familiare che garantisca assistenza e un continuo rapporto con il personale sanitario, la cura si sposti direttamente a casa per permettere al malato incurabile di vivere gli ultimi giorni in un ambiente più caloroso.
L’assistenza ospedaliera viene garantita da medici e infermieri che visitano con accessi programmati e assicurano la reperibilità ventiquattr’ore al giorno. La possibilità di rientrare a casa propria viene stabilita tra il personale sanitario e la famiglia: dalla decisione, il tempo di organizzazione della postazione ospedaliera domiciliare ha tempi strettissimi, grazie ad una convenzione con l’Asl che fornisce i presidi necessari.
A sostengo dell’iniziativa ospedaliera sono scese in campo anche le associazioni di volontariato: Varese con te aiuta a gestire i pazienti del distretto varesino mentre la Lilt assicura personale per le cure nella zona del Verbano.
L’esperienza innovativa segna una piccola rivoluzione culturale: il paziente torna al centro dell’assistenza con la sua dignità e la sua sofferenza e trova un ambiente sanitario disponibile a seguirlo nel suo calvario.
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