Anche Svizzera e Europa colpite dalla neve
Canton Ticino a rilento, aeroporti londinesi bloccati e morti in Polonia: cronaca di una giornata difficile in tutto il continente, che riparte in lentezza
Non è solo la Lombardia a risvegliarsi sotto una coltre di neve.
Prima importante prova mattiniera anche per il Canton Ticino colpito dalla neve quanto i cugini lombardi. Non sono segnalati incidenti, si circola senza particolari disagi, ma in tutto il cantone le auto procedono a rilento, e nella piana di Magadino si avanza a passo d’uomo. Alla dogana di Chiasso Brogeda i mezzi pesanti sono incolonnati a lato dell’ autostrada.
Per gli automezzi pesanti è ancora attivo il blocco sulla A2 tra Airolo e Chiasso, in entrambe le direzioni, dopo il blocco di otto camion all’Altezza del monte cenrei che ieri ha lasciato chiusa la A2 per oltre quattro ore.
L’ondata di freddo polare e neve non ha risparmiato l’Europa, dove negli ultimi giorni sono morte più di 80 persone: 42 solo in Polonia, in gran parte alcolizzati o senzatetto, altri 27 in Ucraina. Tredici vittime per incidenti automobilistici in Austria, Finlandia e Germania, dove le temperature sono scese a 33 gradi sotto lo zero. Traffico aereo, ferroviario e stradale in tilt in tutto il nord-Europa, dove è attesa altra neve per i prossimi giorni.
Nel caos anche la Gran Bretagna, dove una violenta tempesta di neve e ghiaccio ostacola il traffico: forti nevicate al sud, al nord e all’est hanno reso impraticabili alcune strade. Per la prima volta dall’inizio dell’inverno è in difficoltà anche Londra,, dove gente che doveva percorrere anche solo pochi chilometri è rimasta in strada per ore e le principali stazioni si sono sovraffollate a causa dei ritardi. Lunedì sera, la British Airways ha cancellato tutti i voli nazionali ed europei da Heathrow; Gatwick ha chiuso le piste per 4 ore per pulirle dal ghiaccio, cancellando molti voli; e altri aeroporti, tra cui Luton, sono stati chiusi completamente.
Dopo quattro giorni di stopo è partito da Parigi il primo Eurostar per Londra. Sono oltre 55 mila – ma alcune stime parlano anche di 75 mila – le persone che in tre giorni hanno dovuto rinunciare ad attraversare il tunnel nella Manica.
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