E adesso la Lombardia guiderà l’aerospaziale italiano

Finlombarda Spa è una società a capitale pubblico, interamente partecipata dalla Regione Lombardia, che ha il compito istituzionale di fornire supporto alle politiche regionali di sviluppo economico-sociale. Quindi i soldi dovrà trovarli il Pirellone.
La seconda promessa riguarda il ruolo delle imprese lombarde nel settore aerospaziale italiano, che conta eccellenze anche in Piemonte, in Puglia e nel Lazio. «Siamo disponibili ad aderire al distretto nazionale – ha precisato Formigoni – ma riteniamo, non per spocchia, che la governance di questa azione di squadra spetti alla Lombardia».
Con un fatturato annuo di 3,8 miliardi di euro, in crescita del 30% negli ultimi due anni, una quota pari all’85 per cento dell’export nazionale,  l’aerospaziale lombardo rappresenta una partita strategica nell’economia e anche nella politica italiana per le evidenti ricadute nei rapporti internazionali. Non a caso Raffaele Cattaneo, assessore regionale alle Infrastrutture, ha definito «un punto chiave» la nuova alleanza tra istituzioni e imprese del settore. Alleanza che, secondo l’assessore, dovrà puntare a tre obiettivi: preservare le eccellenze («che si possono anche perdere») con l’innovazione; investire in formazione (perché il settore aerospaziale ha il più alto tasso di occupazione di giovani laureati) ; mantenere le gambe e le radici ben salde sul territorio e la testa nel mondo («il distretto regionale va collocato nella scala globale»). Aspetto, quest’ultimo, sottolineato anche dall’assessore regionale Massimo Buscemi, secondo cui «il distretto dovrà far sentire la sua voce anche a Bruxelles».
Nella nascita del distretto hanno giocato un ruolo fondamentale l’Unione industriali della provincia di Varese e Giorgio Brazzelli (foto), presidente del comitato promotore nonché di Alenia Aermacchi e Alenia Aeronautica, che ha raccolto consensi unanimi per l’azione di lobby svolta nella fase preparatoria.  «In pochi mesi – ha detto Michele Graglia, presidente degli industriali varesini – il comitato è passato da 8 imprese fondatrici a 52, oltre all’Unione degli industriali della provincia di Varese che con forza si è spesa in qualità di soggetto capofila. Abbiamo messo intorno a uno stesso tavolo imprese di grandi e piccole dimensioni e la sana rivalità imprenditoriale è stata convogliata verso un progetto comune. Abbiamo saputo innovare il nostro modo di operare come associazione imprenditoriale. Un modello che pensiamo possa fare scuola e che non escludiamo di replicare anche in altri settori».