“Il lavoro c’è, ma nessuno vuole fare il turno di notte”
L'esperienza di un imprenditore del Varesotto che prova a spiegare perchè oggi è così difficile trovare un operaio specializzato
Nel 2009, nonostante la crisi, la Cina ha registrato una crescita dell’8,7 per cento. Come possono competere le nostre imprese con un colosso del genere? Occorrono almeno gli strumenti giusti. «Nella mia impresa, per tener testa alla concorrenza, ho puntato molto sull’automazione. Non più come veniva pensata in passato con lavori ripetitivi e standard, dobbiamo ragionare in un’ottica di flessibilità. Oggi abbiamo introdotto quindi dei macchinari costosi che richiedono però anche un tipo di personale specifico». A parlare è Carlo Del Grande titolare di un’industria di componentistica con sede a Bardello che conta oggi 46 dipendenti. Per lui lavorano operai specializzati, quei tecnici che, come ribadito ieri dall’Unione degli industriali della provincia di Varese, sono così rari e difficili da trovare soprattutto tra i giovanissimi. Un’impresa varesina ci impiega in media 5 mesi. Perché la selezione è così complessa? Questo imprenditore prova a spiegarlo: «Per avere in azienda macchinari di questo tipo occorrono grandi investimenti, per ripagarli è necessario che la macchina funzioni continuamente, su tre turni. Ma quanti neo dipolomati oggi hanno voglia di lavorare dopo le dieci di sera? Ben pochi. Eppure nelle piccole e medie imprese questa disponibilità è oggi importante». I giovani quindi preferiscono altro: può essere che il mondo dell’industria abbia perso la sua attrattività? «Non proprio. Innanzi tutto dobbiamo riconoscere che il nostro paese non può vivere solo di servizi e la manifattura riveste tutt’oggi un ruolo fondamentale. Mi preoccupa molto il fatto che la maggioranza dei ragazzi continui a scegliere studi di tipo umanistico, non c’è solo quello. Osserviamo la realtà, forse servirebbe ricordare ai nostri ragazzi i vantaggi del lavorare, come tecnici, in un’impresa di piccola e media dimensione».
Quali sono? «Innanzi tutto la possibilità di crescere professionalmente. L’ingresso in impresa implica un periodo per imparare, una piccola azienda offre molto da questo punto di vista e il lavoro può diventare molto interessante. Significa fare sacrifici, è vero. Ma perché no? E poi, pensiamo al futuro: questi giovani potranno con l’esperienza maturata scegliere un giorno di mettersi in proprio e aprire un’attività autonoma». Un aspetto che forse potrebbe aumentare l’interesse verso questo lavoro è il salario, uno dei motivi che spinge molti dei nostri operai specializzati a scegliere la Svizzera piuttosto che questo territorio. «Una scelta che ha i suoi lati positivi e negativi. È vero avendo una tassazione diversa la Svizzera può far guadagnare stipendi più elevati. Ma dobbiamo guardare anche all’altra faccia della medaglia. Pensiamo ad esempio alle garanzie a tutela dei lavoratori in un periodo di crisi, ad esempio. In Svizzera non ce ne sono, almeno non come qui. Dobbiamo ricordarlo».
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