Immigrazione, istruzioni per l’uso
Nasce da un'idea di un giovane esponente del Pd varesino la guida per combattere gli stereotipi. Una trentina di domande e risposte su lavoro, scuola, sanità e criminalità
Quanti sono gli stranieri in Italia? Da dove vengono? Che lavoro fanno? Quanti di noi saprebbero rispondere a queste domande? Pochi, a giudicare da quanti stereotipi circolano sull’argomento immigrazione. Ma su temi così complessi pregiudizi e false credenze possono creare problemi anche gravi per l’integrazione e l’accoglienza. È a partire da questa riflessione che alcuni esponenti del Partito Democratico hanno deciso di creare una vera e propria guida dedicata al tema. Il titolo scelto è semplice e chiaro, così come la sua dedica. "Mandiamoli a casa, i luoghi comuni. Razzismo e pregiudizi: istruzioni per l’uso" è dedicato alla "sciura Maria", ovvero a un "cittadino italiano medio" che vorrebbe avere informazioni più chiare, ma è continuamente bombardato da dati contraddittori e poco chiari. La guida però è stata scritta anche per i politici, soprattutto esponenti del Pd, per fornire loro risposte secche e nette da usare anche nei tanti dibattiti televisivi. L’idea è nata una sera a Busto Arsizio in occasione della presentazione del libro "Regione straniera". Dal dibattito con il pubblico, era emerso chiaro il desiderio della "base" del Pd: non assistere più a balbettamenti e risposte vaghe di fronte a vere e proprie falsità sul tema dell’immigrazione. A proporre l’idea del prontuario era stato allora un giovane esponente del Pd varesino, Andrea Civati, che nei mesi successivi ha scritto insieme a Giuseppe Civati, consigliere regionale, Ilda Curti, Ernesto Ruffini e Roberto Tricarico questa guida composta in tutto da tredici pagine. «L’obbiettivo è sfatare quei pregiudizi e luoghi comuni sull’immigrazione che sembrano ormai affollare il dibattito politico- spiega Andrea Civati -: dal bar del paese fino alle aule parlamentari e gli studi televisivi». Civati pensa anche alla cronaca dei giorni scorsi. «L’episodio di Via Padova a Milano dimostra come in una città govenata da un decennio da centrodestra e Lega le problematiche legate all’integrazione non si siano risolte: forse gli slogan non bastano per rispondere ai problemi. O forse i problemi eternamente irrisolti servono per continuare a lucrarne elettoralmente? Ribaltare questo fenomeno è, insomma, operazione informativa, ma anche politica».
Le domande a cui si cerca di dare una risposta – sempre basate su dati ufficiali principalmente di fonte Istat e Ismu – sono anche quelle che generano maggiore confusione. Quanti sono? Meno del 6 per cento della popolazione italiana, ovvero 4,4 milioni (all’1 gennaio 2009) più una quota di stranieri presenti in Italia irregolarmente stimata intorno alle 420mila persone. Da dove vengono? Principalmente dalla Romania, poi dal Marocco, ma anche dalla Cina. Che religione professano? I cristiani sono il doppio dei musulmani. E poi i temi più spinosi: il lavoro, la scuola e criminalità. Ecco allora che si scopre che gli stranieri non sono in competizione con gli italiani, non "rubano il lavoro", ma al contrario sono complementari perché svolgono quei lavori non qualificati che noi – grazie anche all’aumento dei livelli di istruzione – non svolgiamo più. Nelle risposte, si legge anche che non sono "tutti criminali", ma che i regolari hanno un tasso di criminalità pari a quello degli italiani, intorno al 2 per cento, e che la maggioranza degli irregolari è in prigione per reati legati all’immigrazione.
Un lavoro utile, insomma, che in poche pagine ha l’ambizione non solo di mettere qualche puntino sulle i, ma di mostrare che con poche e semplici risposte basate su dati reali gli stereotipi si possono smontare.
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