Processo Lolita, sfilano i primi testi
Chiamati a deporre i dipendenti del comune. Nel tempo il dirigente aveva accentrato i poteri su di sè ma l'accusa non è riuscita a far emergere il sistema corruttivo
Sono sfilati davanti al collegio presieduto dal giudice Toni Novik i primi testi del processo “Lolita” a carico dell’ex-dirigente del settore urbanistico del comune di Gallarate Luigi Bossi, della sua compagna, architetto Federica Motta, e dell’ex-presidente provinciale dell’ordine degli architetti Riccardo Papa con l’accusa di concussione in merito ad alcuni piani attuativi eseguiti negli anni scorsi. In aula erano presenti anche gli stessi Papa e Bossi, assente Federica Motta.
L’udienza, durata oltre tre ore, si è incentrata sull’organizzazione e la ripartizione del lavoro all’interno del settore urbanistico del comune e a rispondere alle domande di accusa e difesa sono stati i dipendenti comunali che lavoravano sotto la direzione di Gigi Bossi. Il giudice Novik ha chiamato a testimoniare la collaboratrice più stretta di Gigi Bossi, Ivana Brambilla, la quale era incaricata da oltre dieci anni di redigere i testi delle delibere e delle determine sui piani attuativi e il delicato compito di istruire le pratiche al posto del geometra Fraschini che aveva svolto, fino al ’98, quel ruolo. Dalle parole della collaboratrice di Bossi è emerso che, in particolare per alcuni piani, come quello riguardante Esselunga o quello denominato “Canossiane”, Gigi Bossi seguiva personalmente le pratiche. La teste ha confermato quanto detto durante gli interrogatori del maggio scorso riguardo alla frequente presenza della firma dell’architetto Federica Motta nei piani attuativi, soprattutto negli ultimi due anni prima dell’arresto avvenuto nel maggio del 2009 mentre ha tentennato alla domanda sulla frequenza delle visite di Federica Motta nell’ufficio comunale rispondendo. La dipendente ha anche confermato il ricorso sempre crescente alle consulenze esterne per svolgere compiti che prima venivano svolti dall’ufficio stesso. Importante, infine, la ricostruzione dell’iter dei piani presentati che venivano protocollati e archiviati dalla Brambilla ma era poi l’assessorato a decidere quali, tra i tanti in attesa di essere evasi, dovessero avere la precedenza.
La difesa ha controbattuto con gli avvocati Tiberio Massironi (difesa Bossi) e Cesare Cicorella insieme a Cosimo Palumbo (difesa Motta), riguardo alla quantificazione delle firme. Secondo i legali non c’è un metro universale per misurare la preponderanza di progetti a firma Motta ma solo una sensazione personale da parte della Brambilla. La stessa dipendente ha poi confermato le voci che giravano attorno all’ufficio dell’urbanistica gallaratese secondo le quali si faceva lavorare solo Papa e Motta ma non ha saputo dire chi gliele aveva comunicate. Massironi ha poi sottolineato che a decidere se un progetto doveva passare avanti agli altri era l’assessorato e non Gigi Bossi.
Subito dopo è stato il turno della collega della Brambilla, Valeria Pinelli, anche lei dipendente dell’ufficio urbanistica con il ruolo di disegnatrice, ha parlato di una sostanziale modifica nell’organizzazione del lavoro dalla fine degli anni ’90. Per il suo lavoro, infatti, la disegnatrice non si interfacciava più con il geometra Fraschini, delegato ad altyri compiti, ma direttamente con Gigi Bossi. Rispondendo alle domande del pubblico ministero ha anche raccontato di cd rom con cartografie, dvg (documenti del piano regolatore modificabili) e altri dati in possesso dell’ufficio comunale preparati per Gigi Bossi che, secondo la ricostruzione della donna, in alcuni casi sarebbero stati dati a professionisti senza che venisse a lei mostrata né l’autorizzazione necessaria, né il pagamento avvenuto per l’acquisizione dei dati. Le affermazioni sono state contestate dalle difese che hanno sottolineato come la dipendente non potesse essere a conoscenza di autorizzazioni e pagamenti in quanto mera esecutrice di ordini.
Durante l’udienza è stato ascoltato anche il geometra Fraschini che ha confermato il cambio di posizione avvenuto nel ’98 a seguito, ha raccontato, di un grave infortunio che lo ha tenuto 4 mesi lontano dal lavoro: «Quando sono tornato a lavorare sono stato spostato dall’urbanistica alla parte che riguarda l’edilizia – ha detto – e da qualche anno mi occupo dello sportello unico per le attività produttive». Secondo l’accusa il geometra è stato spostato dall’ufficio urbanistica perchè in questo modo Bossi avrebbe potuto controllare direttamente tutti i passaggi delle varie pratiche. Lo stesso Fraschini ha confermato che la Brambilla, che aveva preso il suo posto, non avesse la preparazione tecnica adeguata a ricoprire quell’incarico. L’avvocato ha messo in evidenza, invece, che l’entrata in vigore del testo unico degli enti locali aveva portato al cambiamento nell’organigramma dell’ufficio.
Infine è stata ascoltata la collega di Fraschini allo sportello unico Maria Bellini che ha parlato, in particolare, del problema tecnico riguardante il piano esecutivo della Expert di via Carlo Noè. La teste ha confermato che l’ostacolo era il parcheggio e la viabilità della strada ma ha anche ricordato che ad un certo punto il dirigente Luigi Bossi l’aveva informata del superamento dell’ostacolo. Il collegio giudicante ha, inoltre, fissato la prossima udienza che si terrà l’11 marzo.
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