“Qualcuno cerca i voti sulla pelle di noi frontalieri”

Dallo scudo fiscale ai contributi per la pensione: ancora troppi aspetti da chiarire per gli italiani che lavorano in Svizzera. Un incontro di Cgil e Unia ha affrontato i problemi principali

frontalieri scudo fiscale secondo pilastro Avviso per i frontalieri: il secondo pilastro rientrerà nel monitoraggio fiscale attuato con lo scudo. Anzi, no! Le notizie che si rincorrono nelle ultime ore tra il Ticino e l’Italia sono fatte di appelli, articoli di giornali, circolari, assemblee, comunicati stampa, tutte da voci autorevoli in cerca di smentite. L’idea generale che i lavoratori hanno oggi è che "sulla pelle di noi frontalieri qualcuno cerchi consenso e qualcuno voti", come espresso da alcuni operai stizziti. Ma le chiacchiere stanno a zero e i frontalieri desiderano sapere al più presto notizie reali, confermate, veritiere. Quelle giunte in questi giorni da autorevoli quotidiani svizzeri rilanciano il monitoraggio obbligato del secondo pilastro che altri non è che il versamento della previdenza professionale mediante contributi obbligatori detratti dalla busta paga del frontaliere. I lavoratori la chiamano più semplicemente "la pensione". In tale momento di incertezza economica questa fonte, questo valore personale acquisito nel tempo, è particolarmente importante, forse anche per questo oggetto di speciale attenzione da parte dell’Agenzia delle entrate a Roma, dei sindacati che tutelano i lavoratori e dei parlamentari di maggioranza e opposizione che vivono nei territori interessati dal “fenomeno frontalieri” come lo ha battezzato certa stampa. Nella nostra provincia le sigle sindacali CGIL e UNIA (per parte ticinese) provano a sciogliere i molti dubbi attorno a questa vicenda, comunque palesemente infastiditi dalla disinformazione che si è venuta a creare. A Lavena Ponte Tresa, nell’assemblea di venerdì 19 febbraio, i responsabili per i frontalieri delle due categorie hanno provato a fare chiarezza. "L’articolo apparso sulla stampa ticinese, ha detto Aureli di UNIA, non tiene presente di colloqui intercorsi a Roma tra noi e l’Agenzia delle entrate, accordi verbalizzati che porteranno certamente ad una soluzione positiva del problema perché Roma ha riconosciuto che la previdenza professionale deve essere esclusa dal monitoraggio fiscale". Ciò che genera confusione sono forse i dubbi e perplessità su tale accordo manifestati da altre sigle sindacali. Giovanni Salandin di CGIL Varese e Sergio Aureli di UNIA aspettano chiaramente di vedere una firma ma le parole del direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, li lasciano ben sperare dal momento in cui questi dichiara che  “per quanto riguarda il secondo pilastro…ritengo che possiamo tranquillamente escluderla dal modulo RW. Più in generale, in considerazione della funzione assolta, il predetto modulo non può riguardare redditi di lavoro dipendente o, comunque, situazioni connesse. Se necessario, emaneremo una circolare chiarificatrice”. Sembra che la circolare chiarificatrice sia necessaria e forse l’equivoco sta proprio qui. I parlamentari locali si erano impegnati a presentare l’emendamento su tale materia al decreto Milleproroghe, operazione non riuscita perché è stata chiesta la fiducia dal Governo con l’impossibilità di modifiche. Esclusa questa possibilità la stampa ha dato per certo il flop sul tema, non sapendo che poteva esistere un accordo “di riserva” tra le parti. La via da seguire ora sembra essere proprio quella della circolare dall’Agenzia delle entrate, l’unica in grado di mettere la parola fine ad una serie di informazioni non necessariamente false ma certo frammentarie e senza autorevoli conferme.

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Pubblicato il 20 Febbraio 2010
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