Caso Uva, la procura: “Al vaglio la testimonianza dell’amico”
La procura conferma che esiste un nuovo procedimento e i magistrati se ne stanno occupando da settembre
La procura di Varese sta indagando sulla morte di Giusepe Uva: la testimonianza dell’amico che fu portato nella caserma dei carabinieri con lui, la notte del 14 giugno, è attualmente al vaglio del pm Sara Arduini. Il procuratore capo, Maurizio Grigo, ha chiarito oggi che, dopo una richiesta di rinvio a giudizio per due medici dell’ospedale, in ordine all’accusa di omicidio colposo, l’ufficio competente ha raccolto il 30 settembre scorso la denuncia della famiglia Uva e ha svolto nuove attività di indagine. L’esposto, presentato dall’avvocato Fabio Rizza, contiene tutti gli elementi che sono stati denunciati, in questi giorni, dall’ex senatore Luigi Manconi dell’associazione «A buon diritto».
Si tratta della telefonata che Alberto Biggiogero fece al 118, quella notte, chiedendo aiuto perché in caserma, in via Saffi, stavano massacrando di botte l’amico Beppe Uva (che sentiva le urla); la denuncia presentata già il giorno dopo la morte, da Biggiogero al posto di polizia dell’ospedale; la richiesta di una nuova autopsia con la riesumazione della salma.
Il procuratore Grigo ha chiarito che i magistrati non trascurano alcuna ipotesi: «Il 30 settembre scorso – scrive in un comunicato – la dottoressa Sara Arduini ha estrapolato dalle carte processuali uno stralcio, in sostanza ha aperto un nuovo procedimento proprio per verificare le nuove accuse della famiglia e le dichiarazioni rese dal signor Biggiogero». Grigo aggiunge che «è singolare, allora parlare oggi di richiesta di riapertura delle indagini o di approfondimenti, problema che l’Ufficio si è già doverosamente e scrupolosamente posto».
Biggiogero accusò i carabinieri di aver massacrato di Botte Uva. Un poliziotto in servizio in ospedale scrisse di aver visto i lividi sul corpo, ma tutte le altre versioni degli operanti delle forze dell’ordine dissero che Uva era in preda a una crisi con atti di autolesionismo.
Ma soprattutto: il medico legale nell’autopsia scrisse che è «senz’altro possibile escludere che il soggetto abbia subìto sollecitazioni traumatiche significative ai fini del determinismo del decesso».
Il pm ha dunque escluso che le botte potessero essere la causa della morte. Adesso Bigioggero aggiunge nelle interviste di questi giorni (ma non negli atti) che un carabiniere si voleva vendicare perché Uva aveva avuto una relazione con la moglie del militare. Chi ha ragione? L’indagine bis procede al momento contro ignoti, ma va infine ricordato che l’esposto chiedeva di procedere per le lesioni causate alla vittima e non si spingeva a ipotizzare omicidio colposo e preterintenzionale.
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