Dall’ex sindaco a decine di tifosi: Varese abbraccia la sua squadra
Tanti i commenti arrivati a VareseNews per festeggiare i cent'anni del club biancorosso. Dai tempi di Vaccarossa a quelli di Liedholm per finire con la delusione del match con la Lazio e la resurrezione delle ultime stagioni
Dalle cavalcate in Serie A, che costrinsero alla ritirata tutti gli squadroni del nostro campionato, all’epopea del "casino organizzato" di Fascetti. Dall’ex sindaco della città, a chi le partite le ha sempre e solo guardate dalla Curva Nord, fino a che è rimasta aperta. Da chi ha palpitato per Vastola e De Lorentis, a chi ha negli occhi le reti di Tatti e Corallo: i commenti e le testimonianze che sono giunte a VareseNews in occasione dei cento anni del Varese Calcio (utilizziamo questa definizione per comprendere i diversi nomi che si sono succeduti in questo secolo) abbracciano davvero l’intera città e la gran parte della sua provincia in una stretta affettuosa e sincera. L’ex sindaco è Giuseppe Gibilisco, cui abbiamo promesso una foto speciale che vedete in basso: non è quella con il papa Wojtyla cui fa riferimento Gibilisco nel suo messaggio ma è quella di un incontro tra lui e la squadra a Palazzo Estense.
Il Varese però è di tutti, a partire da Giancarlo di Bisuschio o Paolo, tra i primi a contattarci con due mail cariche di significato. Paolo ricorda la squadra che precedette quella dell’epoca d’oro, la squadra dei Fornasaro e dei Mutti, di Vaccarossa (segnalato anche da Renbro che cita la vecchia tribuna in legno) e Borella con Zanollo in panchina. Giancarlo invece guarda più avanti e parte da Anastasi per ringraziare tutti coloro che gli anno dato «la soddisfazione per una bella partita, la gioia per un gol, l’urlo al termine di una vittoria combattuta».
Per i colori biancorossi si palpita da lontano e da lontanissimo: Riccardo vive a Sidney e tuttora grazie al web segue le vicende della squadra, Daniele è in Romania e ricorda una persona che sta nel cuore di tanta gente, soprattutto tra noi giornalisti: il grande Natale Cogliati. C’è chi sta in Svizzera (CH-Biancorossa: «Io, il nonno e lo zio sempre presenti, fin dal mitico 2-0 all’Inter, Libera e Sperotto i marcatori»), chi in Costa Azzurra (Pat ’72, che chiede una statua per Sannino), chi in Brianza come Stefano di Arcore, innamoratosi del Varese nel 1980 grazie alle Figurine Panini.
Nelle parole dei messaggi d’amore arrivati in redazione rimbombano i grandi nomi degli anni Settanta: Ren ricorda un Varese-Foggia con Liedholm in panchina, U59 cita Marini e Calloni, la squadra nell’anno della austerity in cui si cantava "A piedi si va… in Serie A" come scrive anche Carlo.
E poi in tanti sono "costretti" a rivangare quel maledetto Lazio-Varese 3-2 che uccise le ultime speranze di vedere i biancorossi nella massima serie: «Mastalli, un genio» (Gigi 1965), «Rapina a Roma» (Ren), «lo sventolio di bandiere a Piazza di Spagna… il furto della storia del calcio» (DaniLoveVarese), «Quell’anno venivamo da Tradate in treno, tutte le domeniche, con sciarpe fatte in casa» (Robi 65)…
E se Alberto e Loredana ricordano con il calcio anche il loro matrimonio, datato 30 luglio ’73, chiudiamo con uno dei più giovani, Marco 1910: «Ho 17, non ho avuto la fortuna di vedere il Varese in B e la mia prima partita fu in Eccellenza nel 2004: 2-0 al Tribiano (…) con gol di Branchetti e forse Croci. È stato amore a prima vista, dai Varese, torna grande».
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