La classe dirigente non ha il senso della misura
Dipak Pant, docente di antropologia alla Liuc, è intervenuto al convegno sul "Senso della misura" che si tiene al Chiostro di Voltorre. "La leadership italiana va messa in liquidazione"
Valorizzazione del territorio e dei piccoli centri, salvaguardia delle risorse naturali, recupero delle culture originarie, utilizzo delle nuove tecnologie. Per Dipak Pant (foto), docente di antropologia all’università Liuc di Castellanza, la sostenibiltà dell’economia passa da queste coordinate. Il tema è stato affrontato durante la prima giornata di convegni e laboratori dedicati al "Senso della misura" che si tengono al Chiostro di Voltorre.
Professore, perché i passaggi da lei indacati in Italia sono di difficile realizzazione?
"Perché c’è un problema di leadership: bisognerebbe licenziare pacificamente la classe dirigente, soprattutto quella di centrosinistra".
E quella di destra che, tra l’altro, sta governando?
"Guardi, non è migliore. Il problema però è un altro. La classe dirigente di centrosinistra va interamente liquidata perché si riempie la bocca di parole, usa grande retorica su questi temi. E la retorica è molto dannosa perché è appagante. Allora è meglio quella di centrodestra che su certi temi non spreca parole".
Allora, da dove bisogna partire?
"Va indicata, alla classe dirigente, una via da seguire concreta, fuori dalla retorica. Bisogna iniziare a non compromettere la qualità del paesaggio, se si riesce a fare questo si rafforza la coesione sociale e non si causano angosce. Bisogna riordinare l’ambiente creando luoghi piacevoli, sostenibili dal punto di vista ecosociale. Poi bisogna rafforzare il senso di comunità, recuperando le risorse culturali e le tradizioni che aiutano a sviluppare in modo equilibrato il senso di appartenenza e rinsaldano la comunità. Infine, c’è la connettività: se si fanno investimenti tecnologici nei piccoli paesi, evitando così l’isolamento, la gente non se ne va. Con la connettività non importa se vivi alla periferia del mondo o in zone estreme. La tecnologia crea, dunque, opportunità che prima non c’erano".
Quindi lei suggerisce di agire localmente e pensare globalmente…
"Io penso che la globalizzazione sia come una foglia di fico, non c’entra nulla. Il pensiero globale c’è sempre stato, ma alla fine il locale è più importante. E’ la scusa con cui la classe dirigente si esonera dalle responsabilità. Io, invece, penso che un amministratore locale possa fare molto e che, se si attuano modelli innovativi locali , il problema del governo globale non esista".
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La serie di incontri sul "Senso della misura" continua sabato 13 marzo. Leggi il programma
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