Le rette della Camelot diventano campo di battaglia
Lunga trattativa tra i partiti del centrodestra sulla mozione per l'abbassamento delle tariffe: alla fine rimane l'auspicio che possa essere fatto "nel più breve tempo possibile"
Le rette della casa di riposo diventano campo di battaglia, con un confronto serrato tra maggioranza e opposizione, ma anche nelle file dello stesso PdL. Per arrivare a mettere nero su bianco il semplice auspicio che le rette di Camelot-3SG "possano" in futuro diminuire ci sono voluti due mesi abbondanti e un lungo confronto finale in consiglio comunale, segnato anche dal riavvicinamento sul tema di Lega e PdL.
La prima proposta è venuta da un gruppo di consiglieri forzisti, che a febbraio chiesero un intervento in tempi brevi al presidente dell’azienda partecipata Franco Liccati. Non pochi avevano visto una operazione che mettesse i bastoni tra le ruote alla dirigenza per ragioni di scontro interno al PdL, a pochi mesi dal cambio della guardia tra l’ex forzista Roberto Bosco e l’ex-An Liccati. Strumentale o meno, l’intervento dei consiglieri ex forzisti capitanati da Alessandro Petrone si è rivelato poi quantomeno tardivo, visto che un primo abbassamento delle rette era già stato attuato dalla dirigenza di 3SG.
La mozione è comunque arrivata in consiglio comunale: il Pd ha chiesto l’eliminazione dei riferimenti più smaccatamente elogiativi della maggioranza, ma ha dato inizialmente la sua sostanziale disponibilità alla convergenza. Il presidente del consiglio Donato Lozito ha proposto un ritocco del testo che rendeva meno perentorie le richieste a carico della dirigenza di 3SG, trasformando la netta “immediata riduzione delle rette” in un più generico auspicio per il futuro (“nel più breve tempo possibile”). Il confronto tra i capigruppo delle diverse forze politiche è durato a lungo, impegnando soprattutto gli esponenti della maggioranza. Risultato: la mozione allargava il merito della costruzione della struttura d’assistenza alle maggioranze che hanno governato la città negli ultimi quindici anni. Compresa quindi la Lega: con il risultato che la mozione è stata votata alla fine anche dal carroccio.
Al Pd e alla Sinistra non è rimasto che denunciare l’operazione: «Come per le radici cristiane – ha attaccato Marco Casillo, prima di annunciare l’astensione del Pd – si affronta un tema serio
trasformandolo in occasione di scontro all’interno del PdL». Cinzia Colombo ha chiesto alle segreterie dei partiti di tenere le manovre fuori dal consiglio comunale: «È un comportamento irresponsabile». «Ma non esistono trame segrete, non ci sono congiure, vogliamo solo proseguire sulla strada già intrapresa» ha assicurato l’aennino Giuseppe De Bernardi Martignoni, quasi preso tra due fuochi. Quanto alla componente ex Forza Italia, l’ultimo messaggio di Alessandro Petrone è stato chiarissimo: «Con la mozione andiamo a dire che possiamo, devono, fare di più: riconosciamo il merito alla governante di aver cominciato, ma chiediamo un ulteriore impegno».
trasformandolo in occasione di scontro all’interno del PdL». Cinzia Colombo ha chiesto alle segreterie dei partiti di tenere le manovre fuori dal consiglio comunale: «È un comportamento irresponsabile». «Ma non esistono trame segrete, non ci sono congiure, vogliamo solo proseguire sulla strada già intrapresa» ha assicurato l’aennino Giuseppe De Bernardi Martignoni, quasi preso tra due fuochi. Quanto alla componente ex Forza Italia, l’ultimo messaggio di Alessandro Petrone è stato chiarissimo: «Con la mozione andiamo a dire che possiamo, devono, fare di più: riconosciamo il merito alla governante di aver cominciato, ma chiediamo un ulteriore impegno».
Nel corso del dibattito anche qualche scambio acceso nato dalle dichiarazioni del consigliere del Pd Antonio Pepe, che nell’affrontare la questione della riduzione delle rette "a partire dai cittadini gallaratesi", ha citato «cosa nostra», con riferimento alla mentalità che vuole «proteggere "i nostri" e… pazienza per tutti gli altri». Un riferimento al significato letterale del termine che forse puntava a provocare la Lega Nord, ma che ha finito per irritare tutta la maggioranza, indignata dal riferimento.
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